“C’è qualcosa di profondamente sbagliato nel modo in cui il sindaco Barattoni ha scelto di presentare alla stampa il Bilancio di previsione 2026 del Comune di Ravenna. Non tanto – o non solo – per i numeri, ma per il messaggio politico e istituzionale che ne deriva: il bilancio sarebbe già chiuso, già definito, già deciso. Il Consiglio comunale, di fatto, ridotto a una formalità.

Annunciare pubblicamente contenuti, valutazioni e persino la data di “chiusura” del bilancio prima che il confronto consiliare sia realmente concluso rappresenta un atto politicamente grave. Anche a fronte di una maggioranza ampia, il rispetto delle istituzioni dovrebbe essere massimo, non sacrificato sull’altare della comunicazione.

In Consiglio comunale sono stati presentati 30 emendamenti, frutto di settimane di lavoro, studio e confronto. Far passare l’idea che tutto sia già definito significa svuotare di senso il ruolo del Consiglio, riducendolo a passacarte di decisioni assunte altrove. Un metodo che Ravenna conosce fin troppo bene e che ha contribuito, per decenni, a una gestione autoreferenziale, impermeabile al dissenso e incapace di rinnovarsi.

La delusione è ancora più forte perché, all’inizio del mandato, il sindaco Barattoni aveva lasciato intravedere uno stile diverso, più rispettoso del confronto democratico. Oggi, invece, sembra ricalcare rapidamente le orme dei suoi predecessori: annunci trionfalistici prima del dibattito, comunicati che certificano decisioni prima ancora del voto.

Nel merito, il Bilancio 2026 appare vecchio e stanco, scollegato dalla realtà quotidiana dei cittadini. È un bilancio che rivendica la continuità come valore assoluto, quando Ravenna avrebbe bisogno di discontinuità e scelte coraggiose. Si elencano capitoli, percentuali e missioni, ma manca una visione capace di affrontare le vere priorità del presente.

La sicurezza resta ai margini, diluita in capitoli generici e mai affrontata come tema strutturale per la qualità della vita urbana. Si parla di decoro e manutenzione, ma senza riconoscere che oggi sicurezza e percezione di sicurezza sono questioni centrali, non accessorie.

Ancora una volta si ricorre al mantra dei tagli statali e, quest’anno, all’aumento dei costi del personale per giustificare l’assenza di scelte nette. Tutto viene definito prudente, rigoroso, in continuità. Ed è proprio questa continuità il problema.

Un bilancio raccontato come già approvato prima del voto non è solo un documento contabile: è una dichiarazione politica. Dice che nulla cambierà davvero. Dice che il metodo resta quello di sempre. Dice che il Consiglio può discutere, ma senza incidere.

Le opposizioni faranno comunque la loro parte, partecipando al confronto con serietà e responsabilità, pur consapevoli che gli spazi per un vero dialogo e per modifiche significative sono ridotti al minimo.

Ravenna merita un bilancio discusso davvero, un Consiglio comunale rispettato e un sindaco che riconosca il valore del confronto democratico. Se questo valore viene ignorato, sarà compito delle opposizioni difenderlo con determinazione.”

Nicola Grandi, Patrizia Zaffagnini, Renato Esposito, Falco Caponegro, Anna Greco, Pietro Maria Moretti
Gruppo consiliare Fratelli d’Italia

Alberto Ancarani
Gruppo consiliare Forza Italia

Filippo Donati
Gruppo consiliare Viva Ravenna