Nel corso dell’odierna seduta alla Camera, in occasione del question time, il ministro per gli affari regionali e autonomie, Roberto Calderoli, ha esposto le motivazioni alla base del nuovo regolamento che determina i criteri per definire i Comuni realmente montani, sottolineando come il risultato sia frutto di un lavoro istruttorio condiviso con esperti designati dagli enti territoriali (Regioni, Province, Comuni) e ribadendo l’impegno a risolvere il paradosso esistente da ben 73 anni per cui fossero definiti ‘montani’ anche Comuni come Roma e Bologna (di altimetria media rispettivamente 67 e 82 metri).

Per il ministro, la nuova regolamentazione punta a “valorizzare gli investimenti a favore delle zone autenticamente montane [..]. Sulla base dei nuovi criteri, saranno montani 2.844 Comuni”. Per Calderoli il governo “Andrà a valorizzare l’area appenninica e le isole, inserendo Comuni che tipicamente non raggiungono l’altimetria dell’arco alpino”. Calderoli si è detto inoltre disponibile ad un confronto con gli enti territoriali per verificare la situazione di altri territori. Il ministro stima si possa raggiungere la cifra di 2.900 comuni montani. Sugli oltre 1.100 Comuni esclusi, Calderoli ha dichiarato che “sinora hanno impropriamente usufruito dei fondi riservati alla montagna, sottraendo risorse alle zone realmente montane”.

Al ministro ha risposto l’onorevole Ouidad Bakkali, per il Partito Democratico: “La riclassificazione proposta dal Governo rischia di tradursi in un taglio secco di risorse e servizi essenziali, con conseguenze dirette su scuola, sanità e diritti di cittadinanza: togliere la qualifica di comune montano significa togliere opportunità concrete a territori che già vivono difficoltà strutturali. È una scelta che aumenta i divari territoriali e colpisce chi è più fragile”.

“Citare grandi città come Roma o Bologna per giustificare questa operazione è un argomento strumentale: la realtà è fatta di piccoli comuni, di vallate che secondo i nuovi criteri verrebbero escluse pur vivendo quotidianamente le difficoltà tipiche della montagna.

I criteri nazionali annunciati dal Governo per la nuova classificazione dei comuni montani – ha dichiarato la deputata Ouidad Bakkali – rischiano di determinare conseguenze pesanti e inique per vaste aree dell’Appennino emiliano-romagnolo.

Nella nostra regione il numero dei comuni montani potrebbe scendere da 121 a 71 e, in particolare, nella provincia di Ravenna e nella Romagna Faentina si profila la possibilità che nessuno degli attuali comuni venga più riconosciuto come montano.

Sono territori che affrontano quotidianamente condizioni complesse legate alla morfologia e alla fragilità del territorio, come dissesto idrogeologico, difficoltà di collegamento, calo demografico e progressiva riduzione dei servizi essenziali. Una classificazione fondata esclusivamente su criteri altimetrici rischia di non rappresentare adeguatamente la realtà di questi Comuni”.

Nel ravennate, realtà come Casola Valsenio, Brisighella e l’area collinare faentina potrebbero vedere messo in discussione il loro status di comuni montani, con effetti concreti sulla disponibilità di risorse per la manutenzione della viabilità, la tutela del territorio e il mantenimento di scuole, trasporti pubblici e servizi sanitari di prossimità.

“Stamattina, la piccola apertura di Calderoli rispetto a una rivalutazione dei criteri ha aperto qualche speranza. Da qui saremo al fianco di Regioni e Comuni perché questa timida apertura del Governo diventi effettiva con modifiche chiare dei criteri” ha concluso Bakkali.