“Il dramma delle guerre che invece di attenuarsi si aggravano ulteriormente riporta all’attenzione del Paese e di Ravenna, città dell’energia, il rincaro delle tariffe di luce e gas, il costo del petrolio e tutto ciò che inciderà pesantemente sulla spesa di famiglie e imprese” afferma Giannantonio Mingozzi del PRI ravennate. “Oggi ci si rende conto, con tutte le responsabilità di chi non ha voluto operare per tempo, di quanto sarebbero utili i nuovi pozzi in Adriatico e la continuità estrattiva di quelli ancora attivi; la crisi mondiale in atto rischia di provocare in pochi giorni aumenti del prezzo dell’energia elettrica superiori al 30% e le cosiddette imprese energivore con forniture legate al Prezzo Unico Nazionale dovranno affrontare veri e propri salassi”.
Per Mingozzi: “Non è sufficiente affermare che le riserve di energia per il 2026 sono solide perchè oggi la nostra filiera produttiva è in difficoltà sui costi e sulla produzione, mettendo a rischio parte degli occupati”, continua l’esponente dell’Edera.
“Non vorrei che rientrassero in gioco le centrali a carbone visto che il fabbisogno energetico dell’industria italiana dipende ancora dal petrolio e dal gas, oppure il nucleare o le fonti alternative che hanno tempi ancora biblici; perchè allora non pensare alle risorse del nostro mare, come abbiamo detto più volte mai ascoltati, prima che si esauriscano causa le indebite estrazioni di altri Paesi? Perchè affidarci alla speranza che i Paesi produttori ci offrano risorse a buon prezzo quando ormai è chiaro che il prezzo del petrolio salirà alle stelle e che il possibile blocco dello stretto di Hormuz aggraverà ulteriormente la situazione”, conclude Mingozzi.
“Ravenna ha tutti i titoli, il ruolo e l’impegno confermato dal rigassificatore, per lanciare un appello al Governo affinchè si torni sulla strada delle nostre risorse estrattive e concordare con la Regione un ruolino di marcia concreto ed efficace per gli italiani”.

























































