“Giunge a sentenza dopo sei anni il Ricorso presentato per la tutela del Magazzino ex Sir alla Darsena di Ravenna da Italia Nostra e dall’attuale presidente della sezione locale, già consigliere comunale, Francesca Santarella.

La sentenza riconferma i vincoli imposti dalla Soprintendenza per il mantenimento della copertura e delle torrette di insacco – in un primo tempo era stato proposto un “restauro” che prevedeva la completa demolizione dell’edificio, risparmiando i soli nudi archi parabolici in cemento armato – e non accoglie le richieste di Italia Nostra relative al mantenimento delle due testate dell’edificio e delle pareti strutturali perimetrali. A seguito di un approfondito studio strutturale che, parallelamente, ha consentito la pubblicazione della prima ed unica monografia riguardante tutti gli edifici industriali a copertura parabolica esistenti in Italia per un periodo che va dagli anni ’20 agli anni ’70 (poco più di un centinaio, diversi dei quali sottoposti a tutela come beni culturali), è emerso, infatti, che la demolizione delle testate – struttura portante – comporta la distruzione delle ultime due campate nord e sud dell’edificio, e questo contrasterebbe con il vincolo di tutela dell’immobile, che è riferito all’intera particella catastale attualmente coincidente col magazzino. Ma tant’è. Certo è, in fase di autorizzazione, che tutti questi aspetti andranno accuratamente riconsiderati, come anche scritto nella sentenza: “Ferme restando le demolizioni autorizzate dalla Commissione, alla Soprintendenza è stato demandato il completamento della procedura autorizzatoria, ovvero il compito di precisare nel dettaglio “le modalità di esecuzione degli interventi” che la proprietaria dell’immobile dovrà concordare preventivamente, ai fini della corretta salvaguardia dell’immobile tutelato”. Il Ricorso, inoltre, è stata l’occasione per fare il punto sul passaggio della cosiddetta “via di Spina” all’interno del magazzino, come inizialmente previsto. Ad oggi, il tracciato è stato modificato e non invaderà più l’edificio. Infine, vanno ricordate le dichiarazioni a mezzo stampa della proprietà e del Comune successive al Ricorso, in cui si è preventivato un progetto più “semplificato” (e quindi meno impattante sullo stato di fatto) e la destinazione dell’edificio non più a centro commerciale. Tuttavia, al di là di questi considerevoli miglioramenti rispetto allo scenario iniziale (ruspe già pronte a radere al suolo nel 2010), la drammatica realtà è sotto gli occhi di tutti: nonostante le migliaia di firme raccolte, le mobilitazioni, il riconoscimento ormai unanime del suo valore culturale, storico ed identitario per la città, le decine di edifici simili eccellentemente restaurati e restituiti alla cittadinanza in altre parti d’Italia e d’Europa, i quartieri ex industriali riqualificati e rilanciati con grande successo sul mercato grazie al recupero dei loro edifici “simbolo”, le numerose di Tesi di Laurea, i progetti già avviati di riqualificazione della Darsena e, non ultimo, le due bellissime proposte dei cittadini “Maré – Cittadella del Mare” e “Centro delle Arti” a servizio dell’Alta formazione e dell’Università presentate nel corso del progetto DARE e completamente ignorate dal Comune, il magazzino langue senza manutenzione da quasi vent’anni, e la proprietà non sembrerebbe affatto rispettare l’obbligo di legge che spetta ai possessori di un bene culturale, ovvero di mantenerlo in adeguate condizioni di conservazione. Pensare che manchino i fondi a colossi della GDO sembra poco verosimile. Che si stiano attendendo consistenti crolli, per sperare che i cittadini, esasperati, una volta privati di un “bene comune” quale un edificio di valore culturale garantito dalla nostra Costituzione, ne invochino a gran voce la demolizione? Attendiamo il progetto definitivo per il comparto ex CMC contiguo all’ex SIR e ormai prossimo, per comprendere se Ravenna e la sua Darsena vorranno percorrere strade di qualità, o scrivere l’ennesima squallida pagina di speculazione immobiliare. Italia Nostra vigilerà sempre su uno dei più begli edifici del patrimonio industriale portuale d’Italia.”