“Non ci sarà bisogno di accedere agli atti: il Parco del Delta ha già ammesso, ma solo dopo il nostro articolo, che le centinaia di ettari della proprietà cosiddetta “Immobiliare” a Lido di Classe, sono stati acquistati non da un ente pubblico, ma da un’altra società immobiliare. Un’area tra le più importanti per biodiversità dell’Alto Adriatico, sottratta alla furia cementificatrice degli anni 70 con una battaglia memorabile dal WWF, con la collaborazione anche di Italia Nostra e di tanti naturalisti che lottavano con coraggio sul campo per la tutela delle nostre zone più preziose, giunte a noi solo grazie a loro e che oggi assistono attoniti a quanto successo.

Il Parco del Delta del Po, unico tra i vari Enti coinvolti, ha ritenuto di dover replicare al nostro articolo, e lo fa nel modo peggiore: alludendo addirittura ad una “calunnia”. Si legge infatti “Prima di dichiarare pubblicamente che l’Ente Parco non si è interessato all’acquisto dell’Ortazzo e dell’Ortazzino, siti naturalistici in area ravennate presso la foce del Torrente Bevano, bisognerebbe informarsi se questa dichiarazione corrisponde al vero, altrimenti diviene una bonaria calunnia, espressa per gettare discredito sul Parco stesso”. Ebbene, nell’articolo Italia Nostra invece aveva scritto semplicemente, citando il parco del Delta una sola volta: “… pare che nel totale silenzio degli enti pubblici (Regione, Provincia, Comune, Stato, Parco del Delta del Po), l’immensa zona (circa 500 ettari) cosiddetta “dell’Immobiliare” a Lido di Classe, compresa tra la Riserva e la Pineta di Classe, sia stata aggiudicata all’asta giudiziaria per una bazzecola (sembra, 500 mila euro) non già da un ente pubblico, ma… da un’altra immobiliare!”

Nessuno ha parlato dell’interesse o meno all’acquisto da parte del Parco – cosa che infatti non potevamo sapere -, ma dell’imbarazzante silenzio con cui è stata avvolta la vicenda, che viene rivelata solo ora dopo il nostro articolo, e a cose fatte. Verso la fine, la nota si conclude con: “Tuttavia, preme ricordare ed evidenziare, a chi avesse dubbi e timori, come i vincoli del piano territoriale del Parco e di rete Natura 2000 rendano l’area di fatto intoccabile e assolutamente protetta da ogni punto di vista. L’impegno a non cambiare queste norme costituisce al momento, in assenza di fondi disponibili, ciò che l’Ente Parco può fare. E non è cosa da poco.” Non è cosa da poco rispettare leggi e Direttive europee dall’ente preposto alla conservazione dell’ambiente del Delta del Po, su un’area di quella rilevanza? Un’affermazione che lascia attoniti.

Bene, se i professionisti alla guida del Parco si sono trovati in queste condizioni, dove nessuno degli enti dotati di capacità di spesa ha voluto farsi carico di una cifra irrisoria ma ha lasciato che un patrimonio ambientale rilevantissimo e unico a pochi metri dal mare finisse nuovamente nella mano privata dei costruttori immobiliari, ed anzi, l’unica cosa che possono fare è di garantire ciò che d’ufficio e d’obbligo dovrebbe essere già pacificamente assicurato, abbiano un moto di dignità, si rechino da coloro che li hanno nominati, vadano dai Comuni e dalla Regione inadempienti e rassegnino le proprie dimissioni. Lo scandalo Ortazzo è appena incominciato.”