Che cosa può succedere se quattro appassionati, variamente impegnati nella vita culturale e sociale, lasciano riemergere ricordi danteschi, private riflessioni sulle opere del Poeta e le proprie esperienze, non fra le pareti di un’aula, ma nel rilassato contesto di un caffè del centro storico o nell’antico Refettorio dell’ex monastero benedettino di San Vitale, oggi Museo Nazionale? Ecco che Dante si fa vicinissimo e si manifesta pienamente come parte del vissuto quotidiano e memoriale di ognuno di noi: affiorano ricordi d’infanzia e scolastici, momenti di vita professionale, incontri sorprendenti con la figura e l’opera del padre della lingua italiana.Dante Hors d’Oeuvre (D.H.O.) ritorna dal 5 all’8 settembre per stuzzicare l’appetito e la curiosità del pubblico, a pochi giorni dall’inaugurazione della VIII edizione di DANTE2021 (quest’anno dal 12 al 16 settembre). A condividere il “loro” Dante saranno il colonnello dei Carabinieri e scrittore Roberto Riccardi, il docente di Storia del teatro Stefano Mazzoni, il biologo e scrittore Santo Piazzese e il direttore della Settimana di studi danteschi di Palermo Giuseppe Lo Manto.

Mercoledì 5 settembre
, alle 17, l’itinerario in quattro parti di D.H.O. comincia dal Museo Nazionale, rinnovando anche per quest’edizione del festival la felice collaborazione con uno dei luoghi custodi della ricchissima storia di Ravenna e con il Polo Museale dell’Emilia Romagna. Si conferma la scelta di Dante2021 di inaugurare, simbolicamente e significativamente, con la lettura e il commento del capitolo sul Canto di Ulisse di Se questo è un uomo di Primo Levi, affidati a un personaggio diverso ogni anno.
Quest’anno il “lettore” sarà Roberto Riccardi, un ufficiale dell’Arma con il gusto – e il talento – per la scrittura. Riccardi è oggi alla guida dell’ufficio stampa del Comando generale Carabinieri, dopo aver diretto anche la rivista Il Carabiniere e aver promosso il concorso letterario per racconti inediti Carabinieri in giallo. Se la vocazione per gialli e noir è forse già implicita nel ruolo professionale, Riccardi – fin dal suo primo libro dedicato alla vita del sopravvissuto ad Auschwitz Alberto Sed – si è segnalato per la particolare sensibilità al tema della Shoah ed è quindi in grado di proporre una lettura originale e consapevole dei riferimenti morali, ma anche culturali e letterari, presenti nel bellissimo (e doloroso) capitolo del libro di Primo Levi. Anche quest’anno l’iniziativa è realizzata con il patrocinio del Centro internazionale di studi Primo Levi.

Giovedì 6 settembre D.H.O. torna al Caffè Letterario, sempre alle 17, in compagnia di Stefano Mazzoni, docente di Storia del teatro e dello spettacolo presso l’Ateneo fiorentino. Esperto di rilievo internazionale, con un percorso scientifico che si muove dallo spettacolo nel mondo antico al teatro del Novecento, Mazzoni è anche il discendente di una famiglia ad altissima densità dantesca. È infatti figlio di un filologo considerato fra i maggiori esperti del Novecento dell’opera di Dante: Francesco Mazzoni, formatosi alla scuola di un’altra leggenda quale Gianfranco Contini, è stato per oltre trentacinque anni presidente della Società Dantesca Italiana (a lui è intitolato il salone delle conferenze del Palagio della Lana sede della Società) e accademico della Crusca. Nelle sue vene, per parte di nonna, scorre però anche il sangue del prozio Pio Rajna, filologo luminoso, al quale si deve una fondamentale edizione critica del De vulgari eloquentia e che fu anch’egli accademico della Crusca. Stefano Mazzoni si è assunto il compito di raccontare, dalla straordinaria prospettiva di una casa dove ogni giorno si respirava Dante, Il mio Dante quand’ero bambino.

Venerdì 7 settembre
di nuovo al Caffè Letterario, è la volta di Santo Piazzese che – da buon biologo quanto da buon scrittore – si presenta con un interrogativo: Siciliano versus Toscano. E se avesse vinto la Scuola siciliana? Una domanda sufficiente a generare un vero e proprio universo alternativo di riferimenti linguistici e letterari, ma non solo. Una prospettiva, mossa da un’intensa passione per la propria terra, che agisce come una lente d’ingrandimento, in un’ottica ribaltata sulla svolta fondamentale rappresentata dall’emergere, sopra ogni altra esperienza, del Dolce stil novo e di Dante. A esplorare questo punto di vista un “biologo prestato alla scrittura” – come il palermitano Piazzese si definisce – che ha vinto il Festival del Primo Romanzo a Torino e a Chambéry.

Sabato 8 settembre il ciclo di “piccole letture dantesche” si conclude al Caffè con Giuseppe Lo Manto, docente di scuola superiore che a Palermo ha inventato e dirige laSettimana di Studi danteschi. La manifestazione, nata nel 1997 come corso di aggiornamento per insegnanti e cresciuta nel corso di ventuno edizioni, si rinnova ogni anno in collaborazione con l’Università e con il patrocinio del MIUR. Giuseppe Lo Manto, grande artefice della Settimana, illustrerà le modalità con cui, anche nell’insegnamento, è riuscito a far appassionare gli studenti a Dante, fino a formare una specie di Dante Alighieri fan club.