In questi giorni si sta discutendo sul recepimento delle indicazioni della “direttiva Bolkenstein” in materia di riordino delle concessioni ad uso turistico-ricreativo delle spiagge di proprietà del Demanio. Si tratta di un provvedimento che con tutta evidenza impatta sul proseguimento delle gestioni, per lo più di tipo familiare, degli stabilimenti balneari presenti sulle coste adriatiche della nostra regione.

Anche a prescindere dalla Bolkenstein, per Europa Verde Emilia-Romagna “occorrerebbe cogliere questa contingenza aprendo un dibattito più approfondito sulle concessioni dell’utilizzo di beni pubblici, di qualsiasi genere essi siano e qualunque sia la prevista finalità d’uso, a partire da due principi-base: le concessioni vanno regolamentate (ovvero devono sottostare a indicazioni di massima sull’uso) e devono avere una durata limitata ben definita, ovvero non possono durare in eterno ed essere trasmesse di generazione in generazione, come più o meno invece è accaduto fino ad oggi per quanto riguarda gli arenili”,puntualizzano Silvia Zamboni, capogruppo di Europa Verde in Assemblea legislativa Emilia-Romagna e coportavoce regionale di Europa Verde,  Paolo Galletti, coportavoce regionale di Europa Verde e Cesarino Romani, coportavoce di Europa Verde Rimini.

I succitati due principi-base – durata limitata ben definita e regolamentazione dell’uso – devono essere parte fondante della discussione in corso e delle deliberazioni che verranno prese. “In altre parole, non ci si può limitare all’obiettivo di predisporre “bandi” o “evidenze pubbliche” formulati in modo tale da funzionare come mere procedure per sostituire chi è attualmente concessionario degli arenili, soprattutto se il concessionario “uscente” ha ben operato e si è comportato correttamente verso lo Stato. Né tali bandi devono garantire una reiterazione tout-court della concessione senza prescrizioni”, proseguono i tre esponenti ecologisti. Per i Verdi bisogna impostare le deliberazioni all’interno di una visione più ampia: regolamentare le attività dei concessionari in modo da stimolare la categoria degli esercenti degli stabilimenti balneari a meglio operare in nome dell’interesse generale, e non esclusivamente in funzione della redditività aziendale. Né l’obiettivo del riordino può essere – solo o principalmente – quello di migliorare la qualità dei servizi offerti, ma deve essere anche quello di adottare un modello di gestione rispettoso della tutela dei beni comuni demaniali quali sono gli arenili.

In quest’ottica, Europa Verde ha elaborato alcune proposte-richieste che sottopone al governo: aumentare l’estensione delle spiagge libere, garantendone una buona distribuzione e la fruibilità, così come indica la legge regionale n°9/2002 Art.10; garantire a tutti l’accessibilità gratuita alle spiagge, provvedendo a mettere a disposizione almeno un comodo passaggio anche laddove siano presenti stabilimenti balneari; impedire la privatizzazione degli arenili demaniali e rimuovere gli ostacoli – di qualunque natura essi siano – al libero accesso agli arenili; privilegiare le proposte progettuali degli stabilimenti balneari in linea con la transizione ecologica, come ad esempio l’uso delle fonti rinnovabili, la riduzione dell’uso della plastica, il sostegno a forme di mobilità dei turisti a zero emissioni di gas serra, e lo stop ad ulteriori cementificazioni e consumo di suolo vergine.

Europa Verde Emilia-Romagna sollecita inoltre il governo a far entrare a pieno titolo,  nel corso del riesame delle concessioni balneari,la valutazione degli effetti prodotti dal cambiamento climatico in atto. A cominciare dal previsto innalzamento del livello del mare Adriatico, un fenomeno che si somma, purtroppo in maniera sinergica, ai problemi della subsidenza e dell’ingressione salina. Problemi che oltretutto potrebbero aggravarsi a causa delle annunciate nuove trivellazioni e dell’incremento delle estrazioni di gas attive. Per questo riteniamo indispensabile predisporre un piano di difesa del litorale adriatico dall’aumento del livello del mare, mettendo in campo con urgenza modalità di intervento innovative come, ad esempio, le barriere soffolte in sostituzione delle misure attualmente in uso basate ad esempio, sul prelievo di sabbie relitte. L’intervento di ripascimento in corso per la ricostruzione di 11 chilometri di costa, dai lidi di Ravenna Sud a Milano Marittima (per un costo di circa 20 milioni di euro), è il classico intervento accettabile solo in condizioni di emergenza. Non può essere una tipologia di intervento programmatorio da ripetere ogni due anni, come avviene da tempo, continuando  depredare il patrimonio di sabbie fossili al largo della costa. Riteniamo indispensabile anche operare per migliorare la qualità delle acque di balneazione intervenendo sia sulla depurazione degli scarichi sia con la rimozione di barriere o scogliere artificiali, che limitano il ricambio dell’acqua marina col rischio di innescare problemi di natura sanitaria”concludono Silvia Zamboni, Paolo Galletti e Cesarino Romani.