07/04/2018 – L’Assessore Elsa Signorino, nella sua intervista di oggi, dimostra, di fatto, di essere Presidente e Direttore Generale in pectore della Fondazione Ravennantica. Pontifica, difende e spiega le scelte relative allo spostamento dell’Elmo di Negau e alla realizzazione del Museo di Classe. Ma cosa ci stanno a fare, allora, il presidente della Fondazione Ravennatica, Giuseppe Sassatelli ed il direttore, Sergio Fioravanti ? Piuttosto che perdere il proprio tempo a ricoprire ruoli che non le competono più, la Signorino si occupi di spiegare ai cittadini ravennati lo spropositato investimento di denaro – per la maggior parte pubblico – utilizzato per il progetto faraonico del Museo di Classe. Opera fortemente voluto dalla stessa Signorino. Il progetto del Museo di Classe fa acqua da tutte le parti: si basa su uno studio di fattibilità vecchio di oltre 10 anni, che ha fatto spendere una montagna di soldi pubblici per ristrutturare l’immobile dell’ex Zuccherificio. Il tutto, per avere un sito ove ospitare i reperti – in realtà mai rinvenuti – degli scavi archeologici dell’antico porto di Classe. Insomma, 3,2 Milioni di euro spesi per degli scavi archeologi che hanno prodotto poco o nulla. Fu la stessa Signorino, all’epoca Presidente della Fondazione Ravennantica, a decidere per il finanziamento di questi scavi, nonostante autorevoli archeologi, come il ravennate Ing. Arnaldo Roncuzzi scopritore dell’antico porto romano, sconsigliassero tale operazione poiché infruttifera data la natura prettamente commerciale e militare del porto stesso. Anche la scelta di realizzare il Museo di Classe presso l’ex zuccherificio dell’omonima località, immobile regalato a Ravennatica dal comune di Ravenna per un valore di 600.000 euro, fu una scellerata decisione di Elsa Signorino. L’ex presidente di Ravennantica, oggi assessore alla cultura, forte della sua appartenenza e delle sue relazioni politiche locali e nazionali, ha così avviato un’imponente opera di ristrutturazione dell’immobile ubicato nell’ex Zuccherificio. Ad oggi ha speso ben 22.381.000 euro, di cui € 15.628.570 di soldi pubblici del Comune di Ravenna, dello Stato, della Regione Emilia Romagna e dell’Unione Europea. Considerando che l’area espositiva del Museo, oggi ancora chiusa, è di 2.200 mq, il costo della ristrutturazione e dell’allestimento si può calcolare in circa € 10.000 al mq. Neppure la ristrutturazione dell’Hermitage di San Pietroburgo può arrivare a costare così tanto! Ma nonostante tutto, la Signorino ha tirato dritto, senza guardare in faccia nessuno, e senza essere oggetto, nei 16 anni interrotti della sua presidenza, nessun controllo e nessuna critica. Solo lei può premettersi di deliberare un progetto costosissimo senza avere tutte le risorse finanziarie a disposizione, certa che a pagare sarà “pantalone” ovvero noi ravennati. Come se non bastasse, per l’allestimento del Museo, la Fondazione Ravennantica ha ricevuto € 1.500.000 dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Ravenna a copertura totale dei costi previsti. Ma, contestualmente, il Comune di Ravenna ha richiesto ed ottenuto, per conto di Ravennantica, dalla Regione Emilia Romagna, un ulteriore contributo a fondo perduto di € 730.000, sempre per lo stesso allestimento. Per quale motivo si chiede un ulteriore contributo pubblico se i costi erano già stati coperti da quello privato? Peraltro, il contributo regionale obbligava la Fondazione a concludere le operazioni di allestimento entro dicembre 2017. Termine ampiamente disatteso. Così come da anni viene disatteso il termine per l’apertura del Museo, annunciata più volte dalla stessa Signorino, dal 2005 ad oggi. 13 anni di ritardo, insomma. Il destino del Museo di Classe, purtroppo è già segnato da consistenti e croniche perdite, che saranno coperte, ovviamente, dal Comune di Ravenna attraverso la quota associativa annuale, che già oggi ammonta a ben 600.000 euro.