Torna Scritture di Frontiera la rassegna di ScrittuRa festival e l’Assessorato all’Immigrazione del Comune di Ravenna curata da Matteo Cavezzali per discutere con grandi autori e intellettuali come sta cambiano il mondo. «È importante in questo momento ricordarsi che i nostri destini sono tutti collegati gli uni agli altri, a prescindere dalle frontiere – sottolinea Cavezzali -. Le nuove tecnologie nella comunicazione e la facilità di spostarsi hanno reso il mondo più piccolo, per questo è importante capire cosa sta succedendo, ricordare cosa è già successo nel passato o provare ad immaginare cosa ci attenderà nel futuro».

Ad aprire sarà la grandissima Dacia Maraini, mercoledì 11 marzo alle 15.30 alla Biblioteca Classense, con un incontro in cui ripercorrendo i suoi libri racconterà la sua vita. Durante la seconda guerra mondiale fu internata in un campo di concentramento in Giappone, dove viveva con la famiglia. Poi viaggiò attorno al mondo assieme al compagno Alberto Moravia, riscoprendo il valore della diversità. Molte le opere fondamentali della Maraini: “La lunga vita di Marianna Ucrìa”, “Bagheria”, “Corpo felice”. I grandi temi sociali, la vita delle donne, i problemi dell’infanzia sono da sempre al centro del suo lavoro.

Mercoledì 18 marzo alle 18 alla Classense sarà ospite Esperance Hakuzwimana Ripanti una delle più promettenti nuove intellettuali di seconda generazione. L’afroitaliana nata in Ruanda negli anni del genocidio ha scritto “E poi basta. Manifesto di una donna nera italiana” (People).

Sabato 21 marzo ore 18 al Mercato Coperto l’autrice americana che si è fatta notare come una delle voci più innovative della nuova letteratura d’oltre oceano: Catherine Lacey. Partendo dal suo ultimo romanzo “A me puoi dirlo” (SUR) l’autrice parlerà della letteratura americana ai tempi di Trump con Martina Testa, intellettuale, traduttrice ed esperta di letteratura americana.

Mercoledì 1 aprile ore 18 alla Biblioteca Classense sarà ospite Domenico Quirico, inviato de La Stampa, che parlerà de “La sconfitta dell’occidente” (Neri Pozza). Tra i governi e il ceto politico dell’Occidente, emerge con chiarezza l’incapacità di affrontare il nuovo tipo di violenza organizzata del Ventunesimo secolo, in cui la distinzione tra guerra, crimine organizzato e violazione dei diritti umani contro le persone singole si è diluita e spenta.