I cittadini ravennati preferirebbero spendere 200 milioni di euro in nuove strade per far andare più veloci auto e Tir oppure in scuole sicure e antisismiche  per i nostri figli e nipoti, in strutture sanitarie moderne per il Pronto Soccorso, in piste ciclabili, in palestre e aree verdi per i giovani?

Secondo la viceministra Teresa Bellanova, nota per il suo amore per l’ambiente e la natura, la risposta è senza dubbio la prima.

La signora Terranova, dopo una brillante carriera in CGIL nel settore agricolo, da ministra si distinse per le proposte in favore delle coltivazioni OGM e ora viene a Ravenna, suscitando sfrenato entusiasmo tra i nostri amministratori e portando in dono un pacco di  strade da costruire.

Non non condividiamo questo entusiasmo. Avremmo preferito l’annuncio di importanti investimenti nel settore ferroviario e non solo i pochi spiccioli dedicati ai raccordi all’interno dell’area portuale.

A Ravenna  le strade per auto e camion ci sono già, spesso bisognose di adeguata manutenzione. Eppure si parla della terza corsia del tratto dal porto a Classe, del nuovo raccordo tra S.Antonio alle Bassette ecc. Nella nostra città ci sono una ventina di impianti a rischio ARIPAR tra i quali un deposito di nitrato ammonico che nel 2009 fece saltare per aria parte del porto di Marsiglia e nel 2020 quello di Beirut.

L’aumento del traffico fa aumentare il rischio di disastrosi incidenti. Il traffico di mezzi pesanti è in continuo aumento, i mezzi per trasporti eccezionali in uscita dallo stabilimento di Marcegaglia viaggiano anche con carichi tra le 60 e le 100 tons, ben oltre il peso di 30 tons considerato normale per una strada. Il termine eccezionale significherebbe trasporti casuali, ma ormai è noto che tutti i giorni ne transitano in via Baiona.

Il trasporto su gomma, rispetto a quello su ferro, si caratterizza per l’anarchia nel rispetto di regole, quali orari di guida, velocità, massimo carico trasportato. È un tipo di trasporto che ben si addice agli epigoni dell’ideologia liberista per i quali i noti “lacci e lacciuoli” non sono altro che orpelli da tagliare e non garanzie per chi lavora e per la collettività. Se le leggi fossero fatte rispettare probabilmente il trasporto su gomma non sarebbe competitivo nei confronti della ferrovia.

Quello che manca a Ravenna sono i collegamenti ferroviari per trasportare le merci che arrivano al porto. Basta guardare i raccordi ferroviari che servono i porti di Trieste e La Spezia e confrontarli con quelli di Ravenna per fotografare l’inadeguatezza della nostra classe dirigente. Ferrovie obsolete spesso a binario unico, scarsa manutenzione, una rete fatta a pezzi dalla privatizzazione e dal passaggio a società per azioni dei gestori.

Anche nel settore dei trasporti un cambio di rotta si impone.