Dopo i ritardi accumulati, anche a causa dell’alluvione, ma non solo, è ripartito il percorso per l’elaborazione del Piano Urbanistico Generale dell’Unione della Romagna Faentina. Il PUG doveva essere pronto a maggio del 2021. L’Unione della Romagna Faentina lo ha annunciato mediante un comunicato. Legambiente Faenza teme ora che, visto il tempo perso, la discussione del piano proceda velocemente: “Questa accelerazione, dopo tanto tempo non utilizzato, naturalmente non aiuterà a mettere in atto una vera partecipazione di cittadini, associazioni, tecnici, comitati dei cittadini alluvionati… e non semplicemente occasioni formali, come si è visto in diverse altre occasioni” commenta l’associazione.

“Naturalmente, come associazione parteciperemo a tutte le occasioni di confronto, a partire dai due incontri convocati per il 14 e il 18 marzo e invitiamo tutte le realtà organizzate e i singoli cittadini a informarsi, partecipare, portare il loro contributo a tematiche complesse ma determinanti per il futuro della qualità del territorio. Valuteremo con attenzione le proposte che saranno avanzate, anche per capire meglio come si possono tradurre in pratica alcune affermazioni contenute nel comunicato (seppur in un linguaggio un po’ criptico) ad esempio, cosa significa: … ‘la mancanza di un nuovo quadro normativo di riferimento contro il rischio idraulico comporta oggi, a livello di scala urbanistica, gravi criticità nella valutazione delle nuove previsioni di espansione residenziale nelle aree alluvionate, come l’area di via Firenze a Faenza e quella di via Biancanigo a castel Bolognese’ ?” espressione contenuta nel comunicato con cui è stata annunciata la ripresa dei lavori al PUG.

“Vorremmo sperare che, finalmente, le Amministrazioni non si trincerino più dietro l’alibi dei “diritti acquisiti” dalle proprietà e decidano di bloccare quelle nuove urbanizzazioni. Quanto meno in attesa della ridefinizione degli strumenti di sicurezza territoriale che la Regione, l’Autorità di Bacino stanno elaborando e che dovranno essere un riferimento per tutti i Piani da approvare, riverificando quelli già approvati da altri comuni,
Noi, da tempo abbiamo avanzato l’ipotesi di una moratoria su queste e su altre aree a rischio, questa possibilità riterremmo utile che fosse praticata dall’Amministrazione dell’URF, con una esplicita richiesta alla Regione.

In ogni caso, a sostegno di questa richiesta, l’impegno concreto dell’Amministrazione dovrebbe essere quello di non approvare questi Accordi Operativi, ed eventualmente altri in itinere, entro la data del 3 maggio.
L’impegno concreto per la riduzione del consumo di suolo, spesso dichiarato e non praticato, deve escludere nuove urbanizzazioni, e invece puntar sulla rigenerazione della patrimonio costruito”.