Sono senza vergogna. Lucrano senza vergogna sulle sofferenze reali causate da una guerra. Parliamo di quella in territorio ucraino, l’unica tra quelle in corso di svolgimento su cui, in questo momento, si è concentrata l’attenzione pubblica grazie ad un pervasivo focus mediatico. Muoiono persone in carne ed ossa, vengono allontanate dalle loro case, spesso le perdono, tutto a causa del fatto che, essendo un conflitto armato, sono colpite da missili, proiettili, bombe e da ogni altra arma in uso. Le armi e il loro impiego sono causa ed effetto di quello che accade. Eppure viene contrabbandata come soluzione un incremento nel loro uso, una corsa al riarmo, a dirottare la spesa pubblica, il debito, su nuovi armamenti, da stoccare, regalare, usare. Per far guadagnare chi le armi le fabbrica. Come ad esempio Leonardo, da cui proviene il ministro della pseudo transizione ecologica.

Lo stesso ministro che guida la carica al fossile. Anche qui la guerra dovrebbe avere insegnato come sia stata l’assenza di una seria politica incentrata sulle energie rinnovabili a causare i problemi di costi, dipendenza e lontananza dal raggiungimento degli obiettivi assunti. Invece la risposta è di mettere da parte ancora una volta le rinnovabili e legarsi sempre più al fossile. Per aumentare gli utili di ENI. Si parla di aumentare la produzione nazionale e di comprarne all’estero, anche in forma liquida. Risposta sbagliata!

Nicola Armaroli è dirigente di ricerca del CNR, direttore di Sapere e scienziato divulgatore di primordine, è stato recentemente ospite a Ravenna di un convegno sulla mobilità elettrica. Gli è stato chiesto di esprimersi sulla correttezza dell’approccio ministeriale e ha risposto:

«In generale la nostra dipendenza dal gas estero avvelena il clima, inquina l’aria, ci mette in una situazione di debolezza economica e ora finanzia anche una guerra. Abbiamo smesso di estrarlo per un motivo semplice: economicamente ci conviene importarlo da Russia e altri Paesi dove hanno giacimenti immensi e di ottima qualità. In Italia, ipotizzando di estrarre tutte le risorse certe e quelle probabili, arriviamo a circa 100 miliardi di metri cubi di gas, ci basterebbe per poco più di un anno. E poi cosa facciamo? Il punto è un altro: dobbiamo uscire dalla dipendenza dal metano, che peraltro ha un impatto climatico molto peggiore della CO2, quando si disperde in atmosfera. E se ne disperde non poco lungo la filiera. Peraltro nessuno lo dice ma oggi una quota pari alla metà di quanto estratto in Italia lo esportiamo ad altri paesi».

Meglio i rigassificatori?

«Il gas che arriva con questo metodo è più caro: va congelato, trasportato per migliaia di km, scongelato e immesso nella rete. Questo metodo ci dà la possibilità di accedere a diversi mercati ma è più impattante dal punto di vista ambientale per la complessa catena di trasporto».

Perché dunque insistere col petrolio o col gas o addirittura il carbone, senza contare le nuove spinte verso il nucleare spacciato per “pulito”? Anche qui, per far guadagnare i soliti noti. Lo abbiamo già detto: sono senza vergogna. La lobby delle armi e quella del fossile si sfregano le mani oggi sulle sofferenze altrui come lo faceva ier l’altro la lobby della ricostruzione sulla pelle dei terremotati. A questa gente, al liberismo che possono praticare senza freni, non interessa nulla delle sofferenze sulle quali lucra, del domani ipotecato per riempirsi le tasche oggi. Non possiamo lasciarli fare, non possiamo dar retta ai governi nazionali, regionali e locali che li spalleggiano. Non possiamo piegarci ancora una volta ai loro interessi come vorrebbe il PD che, appunto, chiede più armi e più gas.

La lotta contro il riarmo e contro la dipendenza dal gas è la stessa lotta. Ravenna in Comune è contro il riarmo e la dipendenza da gas ed a fianco di chi pretende un nuovo modello di società pacifico e sostenibile perché basato sulle fonti di energia rinnovabile.