Dal 3 al 21 dicembre nella saletta di vicolo degli Ariani 4/a sarà visitabile la mostra fotografica gratuita Breaking free di Forgotton children of war. La mostra è organizzata da Iscos Emilia-Romagna e assessorato alle Politiche e cultura di genere del Comune di Ravenna nel contesto Rassegna di eventi dedicata alla giornata internazionale contro la violenza sulle donne. L’allestimento sarà a cura di Senedin Hrnjica di ZDR in arrivo da Sarajevo. In considerazione dei temi trattati la visita è consigliata a un pubblico dai 15 anni in su.

L’inaugurazione è prevista alle 16.30 di domenica 3 dicembre nella sala Spadolini della Biblioteca Oriani, con gli interventi di Federica Moschini, assessora alle Politiche e cultura di genere; Francesco Marinelli, segretario generale Cisl Romagna; Alba Bonetti, presidente Amnesty Italia Ajna Jusić, presidente Zaboravljena Djeca Rata; Alen Muhić, Zaboravljena Djeca Rata, Andrea Cortesi e Tamara Cvetković, Iscos Emilia-Romagna.

Nata dagli attivisti dell’associazione Forgotten children of war (Zaboravljena djeca rata), “Breaking Free” trae ispirazione dalle storie di madri e dei loro bambini nati dagli stupri di guerra; è la storia di battaglie ignorate dalle istituzioni per moltissimi anni. Queste vicende, rimaste nell’ombra sotto il segno dello stigma e della discriminazione, con forza reclamano di uscire allo scoperto e di raccontare l’oscurità che hanno vissuto ed il contesto in cui si inseriscono: una società martoriata dai nazionalismi. Da diversi anni Iscos Emilia-Romagna sostiene le azioni di Zdr e promuove la mostra Breaking Free in Italia e in Europa.

L’esposizione si compone di 20 foto realizzate dall’artista franco-siriano Sakher Almonem che Ajna Jusić, presidente dell’associazione Zaboravljena Djeca Rata, presenta in questi termini: “Ciò che noi consideriamo davvero importante e significativo di questa mostra, è che le nostre madri, comprese le donne che sono sopravvissute agli stupri durante la guerra, parleranno ad alta voce e invieranno, insieme ai bambini nati a causa della guerra, un messaggio comune. Per una società di eguali valori e non una società delle discriminazioni”.

“Questa mostra così forte e coinvolgente – dichiara l’assessora Moschini – sarà una occasione di riflessione e crescita per Ravenna. È necessario aprire gli occhi su un argomento così doloroso come gli stupri durante le guerre dei Balcani, e anche renderci consapevoli che le stesse violenze e drammi si stanno consumando in altre parti del mondo, anche in questo momento”.

L’associazione, il cui nome in italiano significa i bambini dimenticati della guerra, vuole far conoscere le storie dei bambini nati come conseguenza degli stupri di guerra e raccontare le terribili esperienze delle loro madri, per provare a liberarle dalle discriminazioni ed esercitare i loro diritti senza ostacoli. “Dal 1995 – spiega Andrea Cortesi di Iscos Emilia-Romagna, l’ong di cooperazione internazionale promossa dalla Cisl e attiva nei Balcani da oltre 20 anni con gli accordi di pace, la Bosnia Erzegovina ha vissuto un periodo di ‘pace fredda’: Una situazione pacificata, ma non pacifica. Sono ancora molte le sfide per rendere questa società più coesa ed equa, e nonostante lo sforzo di tante associazioni, la strada da percorrere è ancora lunga”.

“La mostra Breaking Free è una mostra straordinaria – conclude Francesco Marinelli segretario generale della Cisl Romagna – perché ci scuote e ci commuove, ci interroga e ci lascia scioccati di fronte al male. Ci emoziona per l’empatia che riusciamo ad avere con le protagoniste di queste foto che abbiamo di fronte: i loro sguardi e le loro parole. È un’esperienza unica, occorre educare la società ad un nuovo ascolto e all’incontro con gli altri, ascoltare le storie, anche quelle di violenza e di rinascita, sono questi piccoli (o grandi) passi verso la pace”.

A Sarajevo alcuni anni fa è nata la prima associazione di giovani nati dagli stupri di guerra degli anni ’90. Sono da poco trascorsi 30 anni dall’inizio della dissoluzione della Jugoslavia, con le cosiddette guerre balcaniche che hanno riportato in Europa, per la prima volta dalla fine della Seconda guerra mondiale, i campi di concentramento e le pulizie etniche. Dal 1995, con gli accordi di pace, la Bosnia Erzegovina ha vissuto un periodo di ‘pace fredda’: una situazione pacificata, ma non pacifica. Sono ancora molte le sfide per rendere questa società più coesa ed equa, e nonostante lo sforzo di tante associazioni, la strada da percorrere è ancora lunga.

Si stima che circa ventimila donne e uomini, maggiormente donne, siano stati violentate o abusate sessualmente durante la guerra (1992-1995). Oggi, le donne devono affrontare sistemi di protezione sociale complessi a causa delle differenze legislative tra le tre unità amministrative del paese: significa che le sopravvissute a violenze sessuali sono trattate in modo diverso a seconda del luogo in cui vivono, il che porta inevitabilmente a disuguaglianze e discriminazioni. La situazione per i loro bambini non è sempre migliore e, anche per loro, le complicazioni sono tante, senza contare che il peso dello stigma legato alla violenza sessuale è altrettanto forte per i bambini nati a causa della guerra.

Sono previste visite guidate per studenti delle scuole superiori di Ravenna e zone limitrofe su richiesta contattando almeno tre giorni prima  iscos.emiliaromagna@cisl.it / 3427410954.

La mostra è organizzata da Iscos Emilia-Romagna e assessorato alle Politiche e cultura di genere del Comune di Ravenna nel contesto della rassegna “Una società per relazioni”, in collaborazione con Cisl Romagna, Legacoop Romagna, Anolf Ravenna odv, Anteas Emilia-Romagna APS, Amnesty Emilia-Romagna e Gruppo scout Agesci San Mauro Pascoli e grazie  al supporto operativo del Nucleo volontariato A.N.Carabinieri Ravenna e della Banca del tempo di Ravenna Aps