“L’ossario del cimitero di Ravenna è inaccessibile dal giugno 2019. Già a maggio si era avuto un crollo del tetto. Il 14 ottobre, Lista per Ravenna chiese spiegazioni all’Unità Operativa del Comune addetta agli Edifici Vincolati, ottenendo questa risposta: “L’impraticabilità dell’ossario è dovuta alla labenza della copertura e del solaio dove si è rilevato un esteso ammaloramento con ferri scoperti nell’intradosso che ne ha reso necessario il transennamento a tutela dell’incolumità degli utenti”. Ciò spinse la Lista ad insistere ripetutamente perché si procedesse al più presto al recupero dell’immobile, tanto che il 17 novembre 2020 Giunta comunale approvò il progetto esecutivo di restauro e consolidamento strutturale dell’ossario, finanziato con 300 mila euro nel Piano degli investimenti. Ciò rese fattibile la realizzazione dell’opera entro il 2021, atteso nel primo semestre.

L’intervento riguarda il rifacimento del solaio e della copertura, il consolidamento della volta, il restauro dei paramenti murari in laterizio e degli elementi decorativi di calcestruzzo, quali scalinata, balaustra, colonne, capitelli, formelle, cornici e cornicione, oltre al restauro di tre sculture di marmo bianco. Il 3 febbraio 2021 partì la procedura di affidamento dei lavori ed entro due settimane gli operatori interessati manifestarono la propria volontà di concorrere. L’operazione andò però per le lunghe, giacché solo nel febbraio 2022 l’opera fu affidata alla ditta Di Nino Giuseppe di Campobasso. Si poteva tuttavia sperare, essendo di otto mesi la durata fissata per i lavori, che l’ossario fosse restituito ai visitatori con le successive festività dei morti, ormai imminenti. Purtroppo i lavori – salvo un sopralluogo tecnico effettuato sull’intera struttura, compresi i locali seminterrati – non sono però ancora iniziati, senza che se ne sappiano le ragioni, quasi fosse normale che, dopo oltre tre anni di chiusura dell’ossario, non ce ne fosse fretta.

All’ingresso cimiteriale di via Baiona, di fronte all’ossario, resiste beffardamente l’avviso ai visitatori affisso nel giugno 2019, ove si legge ancora: “A breve avranno inizio i lavori di restauro e consolidamento dell’ossario presso il cimitero monumentale di Ravenna. La durata stimata dei lavori è di 240 giorni, circa 8 mesi”.

Eppure, non si tratta soltanto di un pezzo come tanti di un cimitero, tanto meno di una qualsiasi marginale opera pubblica scarsamente invocata dalla cittadinanza, bensì di un’opera di alto valore artistico, monumentale e spirituale, che interessa una moltitudine di cittadini, specialmente nelle feste dei morti.

Costruito intorno al 1817 all’ingresso cimiteriale di via Baiona, l’ossario è infatti un monumento pregevole, che ricalca perfettamente, ispirato alle Certose dell’epoca risorgimentale, le linee architettoniche e armoniche del cimitero monumentale situato all’ingresso opposto, sul lato del canale Candiano. Il regolamento nazionale di polizia mortuaria dispone che ogni cimitero debba averne uno, destinato generalmente a raccogliere le ossa provenienti dalle sepolture in terra non richieste dai familiari. Quasi sempre ospita defunti che non hanno più nessuno al mondo, ultimi degli ultimi, o che finiscono in ossario senza che, al termine del diritto di sepoltura in terra, i familiari ne abbiano avuta notizia, o comunque contro la loro volontà, non potendosi permettere una sepoltura personale a pagamento. Il suo valore è dunque altamente simbolico. Se è vero infatti che Tullio Ginanni Corradini, primo sindaco radical-progressista di Ravenna, in carica a fine ottocento, volendo per sé un’umile sepoltura in terra, fece scrivere sulla sua lapide: “Tutti gli uomini sono uguali, anzitutto di fronte alla morte ”, allora la sepoltura collettiva in ossario comune è la più uguale di tutte, oltreché la più democratica.

Doverosa dunque la presente interrogazione al sindaco, allo scopo di conoscere quali siano le cause di un così ritardato inizio dei lavori in questione, come si intenda procedere per il futuro e soprattutto con quale doveroso cronoprogramma, si spera sollecito.”