“Sono un fervente antifascista, partecipo da decenni alla celebrazione del 25 aprile, festa della liberazione dal nazi-fascismo: cioè un momento di unione repubblicana di tutti gli italiani, con lo sguardo aperto alla lotta per la democrazia nel mondo. 

Per questo dispiace che non si sia trovato un modo di ospitare un intervento della comunità ucraina durante le prossime celebrazioni; sarebbe stato giusto consentirgli di raccontare la loro resistenza che, certamente, è differente da quella italiana del 43/45 – essendo cambiato il contesto storico – ma che parte dalla stessa volontà di libertà e di autodeterminazione che ha portato al rifiuto della prepotenza e dell’uso della forza come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali, come recita anche la nostra Costituzione.

Il Prefetto ha spiegato correttamente le ragioni “formali” che hanno impedito questa possibilità. Le amministrazioni locali potevano però trovare occasioni collaterali, utili a rendere evidente l’appoggio della nostra comunità alla giusta lotta di resistenza dell’Ucraina.

Spiace anche per l’intervento fuori tono della “consulta provinciale antifascista” – seppur corretto sul versante delle responsabilità – che presta il fianco a motivazioni capziose (il battaglione Azov e non ben precisate forze che “si richiamano al nazismo”) rispetto ad una richiesta della comunità ucraina ravennate che partiva proprio dall’accettazione dei valori della liberazione dal nazi-fascismo, perno della costruzione europea. Si rischia così un ribaltamento di prospettiva pericoloso che dimostra quanto la propaganda russa abbia fatto breccia e quanto l’antiamericanismo-per-partito-preso impedisca di vedere le cose con chiarezza.

In una situazione di guerra, con oltre il 20% del territorio illegalmente occupato da invasori che si macchiano continuamente di atroci crimini contro la popolazione, che bombardano ogni notte anche gli obiettivi civili, che distruggono tutto senza alcuna pietà, il problema sono alcune leggi discutibili in Ucraina?  Non ho nessuna difficoltà a contestare singole leggi o un clima militare che riduce ovunque l’agibilità democratica ma, anche qui, siamo in grado di vedere il contesto? 

Se siamo in grado di farlo non c’è dubbio che tra l’imperialismo russo e la difesa di un paese che vuole restare libero e ha scelto l’Europa come riferimento – quindi democrazia, libero mercato, libertà di parola e di azione – non ci dovrebbero essere dubbi. E la giusta ricerca della pace non può essere separata da quella della giustizia, come la storia ci ha ampiamente insegnato, anche qui in Europa. 

Chiedere la fine dell’occupazione russa dell’Ucraina è una scelta di parte? No. È una scelta giusta! Ogni tanto, pur ragionando di complessità delle cose, bisogna essere partigiani. Come molti italiani dopo la vergogna dell’8 settembre. Come gli ucraini dopo il 24 febbraio 2022, quando ebbe inizio l’invasione russa.

Noi il 25 aprile ci saremo, con rispetto e attenzione come sempre, e faremo sventolare insieme le bandiere italiane, europee ed ucraine perché la lotta per la libertà, ovunque abbia luogo, deve sempre trovare casa nel giorno della nostra Liberazione.”