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“Un dramma annunciato, non una sorpresa per chi analizza lo stato del territorio della nostra regione. Secondo gli studi dell’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) la nostra regione è quella con il più rischio idrogeologico del paese.

Più dell’11% dell’intera superficie emiliano-romagnola è da anni esposta ai danni dovuti a precipitazioni abbondanti.  Sempre l’Ispra calcola che 1,6 milioni abitanti della regione siano esposti al pericolo. Le frane censite sono oltre 80.000 e servono 1 miliardo e 100 milioni per la messa in sicurezza delle 894 più pericolose.

La eccezionalità delle precipitazione non è una giustificazione sufficiente visto che da tempo le mutate condizioni climatiche ci dovrebbero imporre un cambio radicale di modello di sviluppo e di priorità nella gestione del territorio.

Al di là delle dichiarazioni e degli impegni poco è stato fatto per la messa in sicurezza del nostro territorio: le priorità per i governi nazionali e per quello regionale sono sempre altre, opere di ulteriore cementificazione e devastazione ambientale.

Le risorse pubbliche sono indirizzate a ben altro: dalle nuove autostrade al passante di Bologna, fino al rigassificatore di Ravenna. Per non parlare, più in generale, di come si stanno gestendo le risorse del PNRR, delle spese militari in aumento e dell’invio di armi all’Ucraina.

Serve un piano di contrasto al dissesto idrogeologico, la messa in sicurezza del territorio, di manutenzione ordinaria e straordinaria dei bacini idrici, ripristino degli habitat fluviali, riduzione del consumo di suolo, aumento del personale addetto alla cura del territorio e per le emergenze e protezione civile.

La difesa dal dissesto idrogeologico e un piano generale di messa in sicurezza del paese costituiscono anche una grande opportunità di rilancio economico e di creazione di migliaia di posti di lavoro. Ed è paradossale che anche le risorse esistenti vengano dirottate esattamente nel senso contrario.

Nell’esprimere la nostra solidarietà e dolore per le vittime e per i danni alle persone e ai territori colpiti e la nostra gratitudine per i lavoratori e lavoratrici della protezione civile e vigili del fuoco, siamo convinti che il cambiamento debba passare dalla costruzione di una risposta sociale e popolare che imponga un cambiamento di rotta nelle politiche economiche, sociali e ambientali.

Per questo rilanciamo sia la partecipazione alla manifestazione nazionale di Ravenna di sabato 6 maggio contro il rigassificatore e contro il ricorso a fonti di energia fossili, sia la costruzione nei territori e nei luoghi di lavoro dello sciopero generale indetto dalla USB per venerdì 26 maggio con manifestazioni locali.”