Ieri mattina, all’età di 71 anni, è venuto a mancare il ceramista faentino Guido Mariani. La sua formazione artistica parte dall’Istituto d’Arte Ballardini di Faenza sotto la guida di grandi maestri come Angelo Biancini e Carlo Zauli per poi proseguire all’Accademia di belle arti di Napoli. Terminati gli studi, Mariani tornò a Faenza dove ha insegnato per anni ‘Progettazione al Corso di Restauro dell’Istituto Ballardini. Nella sua carriera ha partecipato a tantissimi concorsi e manifestazioni artistiche, in Italia e all’estero oltre ad essere stato nominato membro dell’Accademia internazionale della Ceramica di Ginevra. Tantissime le mostre e i riconoscimenti ricevuti, tra i quali, nel 1980, il prestigioso Premio Faenza del Museo internazionale delle ceramiche.

“La scomparsa di Guido Mariani -dice il sindaco di Faenza, Massimo Isola- mi addolora nel profondo. È stato uno dei grandi artisti del Novecento faentino, un grande intellettuale. Personalmente era un grande amico con il quale avevamo costruito un dibattito importante nel campo della ceramica. Guido Mariani è stato Premio Faenza e questo lo aveva portato ad essere uno degli esponenti dell’arte contemporanea che proponeva un linguaggio artistico di rottura nella storia dell’arte concettuale faentina. Guido, prima ancora di fare ceramica amava pensare, era dunque un profondo intellettuale artistico che ha lasciato profondi segni della sua produzione in Italia, al Mic, al Museo all’aperto e nell’intera penisola ma anche all’estero. Guido era una figura con una grande vivacità intellettuale che ci mancherà molto e mancherà all’intero dibattito artistico”.

Prima del Premio Faenza, negli anni Settanta  vince alcuni premi nazionali: Modena, Grottaglie, Reggio Calabria, Como, Milano. La personale l’anno successivo al Premio Faenza, si legge nella sua biografia,  lo inquadra difatti a livello europeo in un percorso dove la demistificazione, la provocazione, il trompe-l’oeil, conferiscono alla ceramica d’arte un volto nuovo, e lui in quel frangente ne è un artefice significativo.

Diversi sono gli inviti che riceve per mostre, per simposi, oppure per far parte di giurie internazionali: Giappone, Svizzera, Germania, Francia, Spagna, Canada, Slovenia, Grecia, Cina, New York.

Così come diversi sono gli articoli, le recensioni, le segnalazioni che gli vengono da critici e giornalisti, tra i vari: Giorgio Ruggeri, Francesco Vincitorio, Marcello Venturoli, Luigi Lambertini, Claudio Cerritelli, Serge Gautier, Sigrun Gorling, Giancarlo Bojani.

Alla fine degli anni ottanta il suo lavoro diventa più “informale”, più “espressionista”, ed è facendo leva sulle caratteristiche del gesto e della plasticità che la critica lo definisce ”Neo-Barocco Selvaggio”. Viene nominato per l’Italia, membro dell’Accademia Internazionale della Ceramica di Ginevra. Il Ministero della Cultura Francese lo invita a Limoges per mostre, per una grande personale e più volte al Gran Premio della Ceramica di Vallauris come membro della giuria internazionale.

Negli anni ‘80 il Quebec a più riprese lo invita per fare lavori sul posto e condurre work-shop di scultura in ceramica alla Ecole d’Art Bonsecours di Montreal e di Quebec, e come giurato per selezionare artisti canadesi per alla Mostra delle Nazioni di Faenza. Similmente lo invita anche la città greca di Amaroussion che gli dedica una personale.

Ha preso parte a oltre duecento mostre tra personali e collettive. Alcuni musei conservano le sue opere: il museo Adrian Dubuchè di Limoges, quello di Shigaraki in Giappone, il museo italiano di Fuping in Cina e di Taipei a Taiwan. Avvia con Claudio Cerritelli a Faenza Gaia Studio, galleria d’arte contemporanea dedicata ai significati profondi della “terra”, presentando tra l’altro il gruppo “transmaniere” proposto da Giorgio Celli, nonché autori come Fontana, Valentini e Leoncillo.

Nel 1991 coordina per Il Centro Ceramica Umbra il progetto Pim Nuova Tradizione per il rinnovamento della ceramica artistica. Nel 1992 l’azienda “la fabbrica” diretta da Germano Ghetti lo chiama per creare pezzi plastici in porcellana e per mettere in produzione la decorazione di alcune piastrelle di grande formato. Negli anni novanta conosce Dino Gavina imprenditore pioniere del design, che gli acquista alcune opere. Inizia così una stimolante collaborazione per creare complementi d’arredo in ceramica che vengono poi diffusi dalla Simongavina.

Le ultime ricerche del suo lavoro sono una sorta di teatro ceramico, un vago ritorno ai teatrini degli anni settanta, dove i personaggi recitano un momento leggero e ironico, immersi tuttavia nel triste passare del momento presente che loro, spesso irridono o demistificano.

Ha realizzato lavori pubblici di notevole impegno come il muro di via Battaglia a Faenza, l’arredo della Chiesa della Madonna delle Grazie di Larino, e la monumentale Via Crucis di Casacalenda e altri lavori non meno significativi come a Trieste e al Dams di Imperia.

Alterna alla ricerca in studio percorsi formativi di scultura in ceramica per nuovi artisti, in Italia e all’estero, sempre caratterizzati da temi culturali contemporanei.