“Il Decreto Legge 14 dicembre 2018, n. 135, convertito in legge l’11 febbraio 2019, con l’articolo 11, bloccava tutte le attività di ricerca di idrocarburi in Italia, provocando effetti devastanti su tutto il comparto Oil&Gas, ma soprattutto sulle aziende contrattiste dell’indotto ravennate

Il comparto industriale romagnolo ha superato le crisi economiche degli anni 2009-2016 grazie soprattutto alla sua capacità di riconversione ed alla mantenuta competitività verso l’estero.

Con l’art. 11 si bloccavano tutte le attività fino al completamento del PiTESAi – il Piano per individuare le aree in cui è consentito lo svolgimento delle attività di prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi sul territorio nazionale.

La scadenza prevista dalla legge ha subito due rinvii poi finalmente il 13 febbraio 2022 si è concluso l’iter di approvazione del Piano della transizione energetica sostenibile delle aree idonee (PiTESAI) fortemente voluto dal ministro della Transizione Ecologica Roberto Cingolani, per sanare il ritardo della sua pubblicazione attesa da anni.

Durante la stesura del PiTESAI, ROCA ha presentato osservazioni e suggerimenti come richiesto dal ministro stesso.

ROCA e le aziende del settore hanno espresso soddisfazione per la conclusione dell’iter senza altre proroghe. Finalmente si potrà riprendere a lavorare.

Poi, guardando le 300 pagine del documento si scopre che il PiTESAI non è stato fatto per regolare le aree ma per non fare attività di coltivazione di idrocarburi in Italia. Le aree sono state talmente ridotte che oltre limitare le future attività, prevede la riduzione delle attività di produzione anche di alcune piattaforme esistenti.

L’attuale triste situazione conflittuale della Russia ci ha fatto capire quanto l’Italia abbia bisogno di gas e soprattutto quanto siamo dipendenti da importazioni.

Tutto il mondo cerca di aumentare la produzione delle proprie risorse. Solo l’Italia mette assurdi veti per non produrre il proprio gas, nonostante abbiamo ancora tante risorse.

Il motivo è dettato dalle posizioni opportuniste di alcuni membri del parlamento che stanno cavalcando il cavallo NO TRIV (ovvero cavalcano tutti i cavalli negazionisti no tap, no tav, no rigassificatori, no termovalorizzatori, ecc).

L’energia è una cosa seria. L’Italia ha bisogno dell’equivalente di 1.700 TWh di energia (elettrica, gas, petrolio e carbone) e le nostre industrie senza energia si bloccato. Avremo bisogno di gas naturale ancora per tanti decenni.

Tutti noi vogliamo una transizione ad energie green. Ma innanzitutto dobbiamo costruire gli impianti per produrla. Dal 2014 la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili è rimasta a 120 TWh. Per sostituire le centrali a carbone, gasolio e gas in Italia si dovrebbero costruire impianti FER per 6 TWh (6.000.000 MWh) all’anno fino al 2050. Rimarrebbero fuori il gas e petrolio per il trasporto, l’industria e il domestico non elettrico.

Quindi non si deve fare credere agli Italiani che a breve potremo fare a meno di idrocarburi.

Ne avremo bisogno ancora per tanti decenni, soprattutto finché non troveremo nuove tecnologie per produrre e accumulare energia green.

Pertanto auspichiamo che si sblocchino realmente quei vincoli che impediscono la ricerca e produzione di gas italiano.”

Franco Nanni, presidente Roca