“Le imprese del nostro territorio sono in difficoltà. In uno scenario economico dominato da incertezze e tensioni geopolitiche che hanno portato al rialzo dei prezzi, riduzione del credito e aumento dell’inflazione, occorre flessibilità anche da parte delle amministrazioni pubbliche per adattarsi velocemente alla situazione contingente.
Tra le cause della crisi attuale possiamo evidenziare una serie di eventi esterni verificatesi negli ultimi 20 anni. L’attacco alle Torri Gemelle, seguito dall’invasione dell’Afganistan e la successiva guerra in Iraq hanno provocato un drastico aumento del prezzo delle materie prime. Lo scoppio della bolla finanziaria nel 2008 ha portato ad una riduzione del credito. La Primavera Araba, la guerra in Libia e in Siria hanno provocato un ulteriore aumento dei prezzi. La Pandemia ha ridotto la capacità di offerta mondiale di beni e servizi innescando l’attuale ciclo inflattivo e l’Invasione dell’Ucraina infine ha causato un vertiginoso picco dei prezzi delle materie prime.
Questo per spiegare il contesto in cui operano le nostre aziende, aggravato dal fatto che l’Italia produce poca energia essendo priva di nucleare e non avendo da anni investito nella produzione di combustibili fossili, oltre che dalla lentezza con cui i progetti in fonti alternative vengono messi a terra.
Quindi sebbene le cause siano al di sopra delle nostre possibili leve di intervento locale, ritengo sia necessario fare un ragionamento per vedere cosa sia possibile fare per cercare di mantenere in vita questo nostro tessuto imprenditoriale che è anche importante patrimonio di competenze oltre che strumento unico di ricchezza e di occupazione.
La burocrazia intesa come vincolo alla messa a terra di progetti è infatti un qualche cosa su cui possiamo intervenire localmente. Mi riferisco ad esempio ai tempi di ottenimento delle concessioni edilizie, alla velocità con cui si realizzano gli allacci dei servizi per i cantieri (ci sono imprese che attendono ciò per far partire i lavori), e a tutti quei servizi che mettono le imprese in condizione di lavorare agevolmente permettendo una riduzione dei costi. Mi riferisco ad esempio ai tempi e ai costi legati all’ottenimento del Durf (Documento Unico di regolarità fiscale, D.L. 124/2019 art.4) che al momento ricadono tutti e solo sulle imprese.
E ancora se da un lato la burocrazia non sembra aver capito lo stato di emergenza cui dovrebbe cercare di adattarsi, allo stesso modo la gestione da parte degli uffici di collocamento dell’offerta di lavoro qualificato non sembra aver recepito la cronica mancanza di personale, che andrebbe affrontata con la nascita di centri di formazione idonei a soddisfare le richieste di lavoro attuali.
In ultimo l’accesso al credito andrebbe gestito localmente in maniera consona alle reali esigenze del nostre aziende, progetto per progetto, per concretizzare la realizzazione delle opere in corso pur in un periodo di ristrettezza monetaria.
Per concludere, se è vero che molte cause dei nostri problemi sono fuori dal nostro controllo, è altresì vero che localmente possiamo fare molto per alleviare questo pesante stato di crisi. Senza sussidi a pioggia, senza aiuti a fondo perduto, finanche senza costi addizionali per i contribuenti. E’ sufficiente una buona dose di pragmatismo e intraprendenza che sappiamo essere nel dna e nelle capacità dei nostri amministratori e dirigenti locali.”