Italia Nostra torna a criticare Daniele Rossi, appena riconfermato alla guida dell’Autorità Portuale ravennate. Non si placa quindi lo scontro attorno alla Berkan, al recupero del relitto e all’attuale situazione nella Piallassa Piomboni. L’associazione da tempo critica Rossi per il mancato recupero della nave e le stesse indagini aperte dalla procura della Repubblica di Ravenna hanno rallentato la conferma di Rossi

Ma la proposta di nomina godeva dell’appoggio incondizionato del Governo e della Regione, che nel frattempo ha risposto seccamente ad una interrogazione in merito della consigliera regionale Giulia Gibertoni” commenta Italia Nostra.

Nella risposta l’assessore regionale all’ambiente Priolo parla di una consulenza nella quale si certifica assenza di inquinamento nelle acque oltre le panne circostanti il relitto, e che, a quanto sembrerebbe, è stata depositata dalla difesa a discolpa degli indagati. A nulla valgono, dunque, i tanti documenti (filmati, immagini, testimonianze) resi pubblici e reperibili in rete che invece proverebbero il contrario? Ma la Regione parla addirittura di diffamazione per chi sostiene quello che in tanti hanno verificato coi propri occhi.

Sostiene inoltre che l’Autorità Portuale non dovesse rispettare alcun Regolamento europeo di riciclaggio delle navi, in quanto il Berkan B batteva bandiera turca. Il Regolamento prescrive, per le demolizioni, la concessione di banchine dotate di presidi di sicurezza, attrezzature adatte e vasche di raccolta degli inquinanti. Infine, nella risposta si dichiara che: “Fino al 31.03.2018 non sussistevano per l’AdSP evidenze che imponessero di non rinnovare la concessione dell’area demaniale”. In poche parole, un relitto di oltre 100 metri spezzato in due (da ottobre 2017) che imbarca acqua non rappresenta alcuna “evidenza”, né di come si sia svolta fino a quel momento la demolizione, né di quello che, come facilmente prevedibile, è poi accaduto.

Nel frattempo, ci è giunta un’immagine dell’interno di uno dei rottami ospitati nella “discarica a cielo aperto Piomboni”, il Vomv-Gaz. L’immagine risale al 2017: è presumibile che la situazione sia peggiorata, in quanto non risulterebbe eseguito alcun intervento. Pare che i relitti siano stati bonificati nel 2009, motivo per cui i vertici dell’Autorità Portuale sono stati reintegrati dopo il decreto di interdizione di un anno dai pubblici uffici. Dall’immagine si vede che la superficie dell’acqua penetrata all’interno dello scafo è contaminata da olii, e viene riferito che l’aria era irrespirabile per esalazioni di nafta. Da una recentissima ripresa si vede che anche il relitto vicino, Orenburggazprom, risulta in condizioni addirittura peggiori, con la zona dei motori e della sala macchine ormai tutta affondata. Una situazione che appare gravissima, sia per l’ambiente che per la salute pubblica, considerando poi che vi sono immagini divulgate dalla Capitaneria di Porto riguardante sequestri di materiale per la pesca di frodo di vongole proprio di fianco ai relitti”. 

Orenburggazprom