Il 64% di chi ha trascorso anche un solo giorno in carcere in Emilia-Romagna ha ricevuto almeno una dose di vaccino anti Covid. Sempre al capitolo “salute” salta all’occhio come al 38% dei reclusi vengano prescritti ansiolitici, al 17% antidepressivi, al 19% antipsicotici e al 18% ipnotici. Al 31 dicembre 2021, lungo la via Emilia persiste un sovraffollamento carcerario: le strutture esistenti potrebbero ospitare al massimo 2.998, i reclusi sono 3.281, di cui 141 donne e 1.560 stranieri.

E’ questo il quadro sulla situazione nelle carceri emiliano-romagnole che è emerso nella relazione annuale presentata oggi in Assemblea legislativa da Marcello Marighelli, Garante uscente per i detenuti.

“Le condizioni di vita delle persone detenute negli istituti di pena risentono delle condizioni degli edifici e della disponibilità di spazi per il lavoro, le attività culturali, sportive e ricreative e della disponibilità di aree verdi per la permanenza all’aperto. Inoltre, lo scarso rispetto del principio di territorialità nell’esecuzione della pena produce diverse difficoltà, sia nella vita quotidiana delle persone allontanate dai propri riferimenti famigliari sia rispetto alle possibilità di inserimento socio lavorativo o di accesso a una assistenza sanitaria che comporti la necessità di accoglienza in strutture residenziali”, spiega Marighelli che ricorda come “permane anche il problema dell’alto numero di detenuti assegnati agli istituti di Parma e di Reggio Emilia (in generale si registra nel 2021 in Emilia-Romagna un aumento del numero di detenuti, anche stranieri, in diversi istituti il tasso di sovraffollamento è stato sforato). Anche le condizioni dei servizi igienici a disposizione delle persone detenute nei diversi istituti della regione non sono buone (gli edifici del carcere di Reggio Emilia sono in pessime condizioni, con importanti infiltrazioni d’acqua piovana dalle coperture, incuria nei passeggi e nelle docce comuni; nella sezione femminile di Modena manca l’acqua calda nelle celle, mentre le docce al primo piano sono attualmente inagibili)”.

Marighelli, inoltre, ha parlato delle misure alternative al carcere: “In Emilia-Romagna l’accesso all’insieme delle misure alternative ha registrato di anno in anno numeri in crescita, sia per le persone condannate sia per gli imputati, per coloro che sono sottoposti alla misura di sicurezza non detentiva e per chi accede ai lavori di pubblica utilità”.

Il Garante ha poi riferito di avere partecipato alla commissione per l’innovazione del sistema penitenziario, voluta dalla ministra Cartabia (la Ministra della Giustizia ha costituito una Commissione per l’innovazione del sistema penitenziario, ndr): “Ho quindi parlato- ha rimarcato- dei ritardi nell’attuazione della riforma dell’ordinamento penitenziario, in particolare per quanto riguarda il lavoro dei detenuti alle dipendenze dell’amministrazione penitenziaria e le criticità del centro clinico del carcere di Parma e dell’articolazione per la salute mentale di Reggio Emilia”. Ha citato gli episodi dell’8 marzo 2020 nel carcere di Modena: “L’amministrazione penitenziaria deve ricercare cosa nell’organizzazione del sistema penitenziario manca, anche per contrastare situazioni di rischio, ma anche per fermare il declino di un carcere che in questa fase di pandemia è stato costretto a momenti di sola contenzione e ora fatica a riaprirsi”.

La relazione delle attività 2021 è stato anche il momento per un bilancio più complessivo dell’attività del Garante Marighelli nel corso dei 5 anni del suo mandato in Regione: “Ho voluto -spiega- garantire i diritti costituzionali, i diritti umani ma anche quelli di cittadinanza garantendo anche ai detenuti l’accesso ai servizi territoriali, in primo luogo quello al servizio anagrafe per vedersi riconosciuti il diritto alla residenza che è prioritario per il diritto alla salute”.

Un carnet di iniziative ricco e segnato da una forte presenza negli istituti di pena, sia come iniziative di formazione che culturali.

Il Garante, nel corso del quinquennio, ha ricevuto 1.035 richieste di intervento, ha incontrato 389 detenuti e svolto 125 accessi al carcere. Da segnalare l’attività durante il periodo straordinario del primo lockdown del 2020, quando Marighelli ha svolto 52 videochiamate, essendo impossibile tenere i colloqui in presenza a causa delle norme sul distanziamento sociale.

L’attività del Garante ha anche puntato molto alla formazione del personale e al recupero dei detenuti anche con mirati progetti per contrastare tanto le violenze di genere quanto il radicalismo.

Le parole di Marighelli sono state a vario titolo commentate dai gruppi assembleari.

“Le nostre carceri rischiano il collasso, serve ripensare le stesse strutture correttive: ringrazio Marighelli per il prezioso lavoro svolto e la sua relazione”, ha spiega Fabio Bergamini (Lega), mentre Valentina Stragliati (Lega) ha sottolineato come “alla parola diritti bisogna sempre affiancare la parole doveri: è un diritto dei cittadini onesti vivere in sicurezza, così come è un diritto per chi ha scontato una pena uscire e riprendere una vita corretta. Purtroppo questo nella maggior parte dei casi non avviene: l’Italia ha uno dei tassi di recidiva più alti in Europa, quindi non funziona la rieducazione in carcere”.

Dal canto suo Antonio Mumolo (Pd) ha ringraziato il Garante Marighelli e sottolineato come “l’emergenza da Coronavirus ha ridotto i diritti, anche sanitari, dei detenuti. Il sovraffollamento carcerario e la carenza di personale medico-sanitario sono un serio problema, anche nei carceri minorili come sta avvenendo al carcere del Pratello di Bologna: si vuole passare da 25 a 50 posti per accogliere anche i detenuti che vengono da altre regioni, spero che questo non avvenga”.

“Ringrazio il Garante Marighelli per il suo lavoro che ci dimostrano come ci sia molto da fare per affermare l’articolo 27 della Costituzione che prevede la pena non solo come reclusione ma occasione di recupero”, ha spiegato Federico Alessandro Amico (ER Coraggiosa) che ha ricorda come “serve più personale, non solo quello della polizia penitenziaria, e bisogna operare per aumentare le attività di formazione lavoro e quelle occupazionali”.

Nel suo intervento Marco Lisei (Fdi) ha avuto parole dirette per il personale della polizia penitenziaria: “Spesso è dimenticato, serve più personale, serve più sostegno e più formazione: registriamo sempre più violenze ai danni del personale di polizia penitenziarie, in pochi anni sono triplicate le violenze ai danni degli agenti”.

Parole a cui ha replicato Silvia Zamboni (Europa Verde): “E’ opportuno fare un quadro complessivo della situazione carceraria”.