“La decisione di costruire due centri di accoglienza in Albania, dove inviare decine di migliaia di persone, è probabilmente illegittima dal punto di vista giuridico, ma soprattutto va contro il buon senso. Quanto spenderà il Governo per dare seguito all’Accordo Italia-Albania e quanti di quei migranti, invece, potrebbero iniziare a lavorare nelle imprese che non stanno trovando personale, uscendo totalmente, davvero, dall’assistenzialismo?

Il mercato del lavoro in Romagna e in Italia è cambiato velocemente. Il problema principale è la difficoltà a trovare nuovo personale in ogni settore, partendo dall’agricoltura e dai servizi alla persona: quindi cominciano ad essere a rischio pezzi importanti del Made in Italy, il funzionamento di ospedali e residenze assistite.

Occorre che qualcuno vada oltre i populismi di ogni tipo e cominci a spiegare al Paese che senza nuove politiche del lavoro e dell’immigrazione andrà in crisi tutta l’economia. Il punto di rottura rischia di essere il sistema previdenziale, cioè le pensioni.

Denunciamo una programmazione dei flussi migratori che è assolutamente insufficiente, se commisurata alle esigenze dell’economia nazionale. Non esiste impresa che non abbia ben chiaro come la vera leva dello sviluppo sia quella di governare il nuovo e la complessità e non sia, mai, la paura o la chiusura verso i nuovi lavoratori. Negli ultimi venti anni, l’immigrazione in Romagna è diminuita del 17%: un’analisi numerica riscontrabile dai dati Istat, una verità che andrebbe raccontata anche dal Governo con maggiore onestà e che, invece, viene spesso strumentalizzata al contrario.

Serve una politica migratoria nuova, forte, costruita attraverso una dinamica di sistema che coinvolga il mondo imprenditoriale e quello della formazione. Una politica che parta dai paesi di origine e che sia in grado di anticipare, con la forza delle idee e dei valori della democrazia, le legittime questioni di sicurezza e di legittimità poste dai cittadini.

Tutto il contrario di quello che sta facendo il Governo con una decisione ideologica, antistorica e doppiamente dispendiosa.

Invece di pensare a come formare in tempi brevi nuove leve di cittadini italiani e di lavoratori, affrontando le inevitabili questioni che questo comporta, il Governo ha deciso di spostare il problema al di là del mare, a spese dei contribuenti.

Nel protocollo Italia-Albania sui migranti si precisa infatti che tutti i costi di costruzione e gestione delle strutture, il trasferimento dei migranti, l’erogazione di servizi sanitari, saranno “totalmente a carico della parte italiana”.

Continuiamo ad assistere, quotidianamente, ad una narrazione – e trattazione – dei fenomeni migratori mosse esclusivamente da un impianto politico spinto dal peggior populismo, che tende ad alimentare insicurezze e diffidenze, con un obiettivo che guarda solo al consenso elettorale, in barba alla responsabilità di accompagnare lo sviluppo del paese.

Chiediamo a gran voce l’attenzione delle istituzioni su questo tema, dagli enti locali ai parlamentari eletti in Romagna. Le cooperative sono pronte a garantire uno dei pilastri di una buona immigrazione, che è l’integrazione sostenuta, innanzitutto, dall’offerta di lavoro: se ne tenga conto, a vantaggio della crescita del Paese, oltre che del pieno rispetto dei diritti delle persone.”

 PRESIDENZA LEGACOOP ROMAGNA