20/04/2018 – Il Parlamento ha l’opportunità di fermare le importazioni di grano al glifosato destinate alla produzione di pasta come hanno già fatto i principali gruppi industriali italiani che hanno annunciato di non aver firmato nessun contratto per l’importazione del grano dal Canada dove il potente erbicida viene utilizzato in preraccolta, a differenza di quanto avviene in Italia dove questa pratica è vietata. E’ quanto afferma la Coldiretti nel sottolineare che nel nuovo Parlamento appena uscito dalle urne ci sono le condizioni per bocciare la ratifica del Ceta, l’accordo di libero scambio tra Europa e Canada, entrato in vigore il 21 settembre 2017 in via provvisoria a livello europeo, proprio in attesa dei pronunciamenti nazionali. Un appello, quello di Coldiretti nazionale, che viene rilanciato con forza anche da Coldiretti Ravenna che invita i parlamentari ravennati, rappresentanti di un territorio da sempre vocato all’agricoltura di qualità, a fare quanto in proprio potere per tutelare produttori e consumatori. “Anche a Ravenna – scrive il Presidente della Coldiretti provinciale Massimiliano Pederzoli – tocchiamo quotidianamente con mano quali sono le speculazioni in essere sul prezzo del grano, visto che quasi il 15% della superficie agricola della nostra provincia è investita a grano duro. Chiediamo quindi ai parlamentari di intervenire per difendere la sicurezza ambientale e alimentare dei propri cittadini dopo che anche i principali gruppi industriali hanno motivato la loro scelta per l’impossibilità dei produttori canadesi di rispettare i parametri qualitativi per effetto dell’utilizzo del glifosato prima del raccolto”. Coldiretti si augura, dunque, che il rinnovato Parlamento metta al più presto in calendario il voto sulla ratifica del trattato di libero scambio con il Canada che è in vigore in via provvisoria da oltre sei mesi senza il necessario pronunciamento della volontà popolare previsto dalle normative. “Non è accettabile che alle importazioni sia consentito di aggirare le norme previste in Italia sulla sicurezza – tuona Pederzoli – mentre è invece necessario che tutti i prodotti che entrano nei confini nazionali ed europei rispettino gli stessi criteri a tutela della salute, garantendo che dietro tutti gli alimenti, italiani e stranieri, in vendita sugli scaffali nazionali ci sia un percorso di qualità”. Un pronunciamento atteso contro un accordo sbagliato e pericoloso per l’Italia contro il quale con la mobilitazione della Coldiretti hanno già espresso contrarietà 14 regioni, 18 province 2400 comuni e 90 Consorzi di tutela delle produzioni a denominazioni di origine. Il Ceta azzera strutturalmente i dazi per l’importazione in una situazione in cui un pacco di pasta su sette prodotto in Italia è fatto con circa 720 milioni di chili di grano canadese trattato con glifosato. E pesa anche l’impatto di circa 50.000 tonnellate di carne di manzo e 75.000 tonnellate di carni suine a dazio zero da un Paese dove si utilizzano ormoni della crescita vietati in Italia. Per la prima volta nella storia l’Unione Europea si legittima peraltro in un trattato internazionale la pirateria alimentare a danno dei prodotti Made in Italy più prestigiosi, dal Parmigiano Reggiano all’olio extravergine di Brisighella. La svendita dei marchi storici del Made in Italy agroalimentare non è solo un danno sul mercato canadese ma – conclude la Coldiretti – si è dimostrata essere soprattutto un pericoloso precedente nei negoziati con altri Paesi, dal Giappone ai Mercorsur che sono autorizzati cosi a chiedere le stesse concessioni. Secondo la Coldiretti su un totale di 293 denominazioni italiane riconosciute, ben 250 non godono di alcuna tutela nel trattato.​