“L’Italia agricola deve essere nelle condizioni di anticipare il cambiamento e guidarlo nei fatti”

Il commento di Cia sulla Legge di Bilancio approvata alla Camera il 30 dicembre rileva la mancanza di misure strutturali per il settore agricolo e viene ribadito che serviva più coraggio, un impianto complessivo più organico e strategico, di medio-lungo periodo, per supportare la competitività delle imprese e la tutela del reddito degli agricoltori. “Alcuni emendamenti che Cia ha richiesto ci sono – specifica Danilo Misirocchi, presidente di Cia Romagna – ma la manovra è lontana da una visione politica all’altezza delle sfide che l’agricoltura è chiamata ad affrontare per continuare a produrre cibo, sano e di qualità, accessibile; per continuare a essere presidio dei territori, contrastare lo spopolamento delle aree interne e il dissesto idrogeologico; per favorire il ricambio generazionale, uno dei pilastri del futuro non solo del settore”.

Per Cia è positiva l’eliminazione – dall’art. 26 della Legge di Bilancio – del divieto di compensazione dei crediti d’imposta con i contributi previdenziali e assistenziali, “una misura fondamentale per il recupero di liquidità delle imprese, non solo agricole. Il divieto avrebbe impedito alle aziende di utilizzare crediti già maturati mettendo a rischio i conti delle imprese in corso d’opera, gli investimenti in essere e avrebbe potuto provocare un blocco di quelli in progettazione e futuri”.

“La stabilizzazione del lavoro agricolo occasionale va nella direzione della semplificazione, ma non basta a risolvere la crisi di manodopera”. Cia insiste per un piano chiaro su lavoro, formazione e redditività, che incida sulle cause reali delle difficoltà delle imprese. 

“Bene anche l’intervento sulle aziende faunistico-venatorie: si introduce un modello gestionale più coerente con le esigenze delle aree interne e che rafforza la multifunzionalità agricola.

Bene la proroga della sperimentazione in campo delle Tea fino a fine 2026 e la riduzione delle accise per i birrifici italiani: libererà quasi 5 milioni di euro per nuovi investimenti nei prossimi due anni.

Inaccettabile, invece, il ritiro dell’emendamento sulla legalità del fiore di canapa industriale a basso THC: un settore da oltre 3mila imprese e più di 20mila posti di lavoro: Cia chiede un tavolo di filiera, urgente, presso il Masaf”.

Ora l’attenzione si sposta sul collegato agricolo ‘ColtivaItalia’, dal quale Cia auspica risposte celeri e concrete al settore. “Difendiamo l’agricoltura a Bruxelles e chiediamo rispetto con una Pac più forte ed equa, insistiamo sul principio di reciprocità sui mercati a salvaguardia della produttività e della qualità agroalimentare Made in Italy, ma dobbiamo anche mettere l’Italia agricola nelle condizioni di anticipare il cambiamento e guidarlo nei fatti”, commenta Cristiano Fini, presidente di Cia nazionale.