Si aggrava il bilancio della strage di uccelli nella Valle della Canna, in provincia di Ravenna: nella mattina dell’8 ottobre diversi cacciatori, in perlustrazione a bordo di battelli, hanno recuperato altre decine di volatili per la maggior parte già in stato di decomposizione, mentre altri si trovano in condizioni molto critiche. All’origine della moria il mancato ricambio dell’acqua previsto ad agosto, che ha causato la diffusione di botulino, a sua volta responsabile della morte delle migliaia di anatre (Canapiglie, Germani, Alzavole e Mestoloni) e trampolieri (Avocette, Mignattai e Piro-Piro).  Purtroppo, a verifica non è ancora completata, si tratta di numeri destinati ad aumentare, come conferma il rinvenimento di altri uccelli morti o moribondi.

Per i Verdi dell’Emilia-Romagna la moria di avifauna nel ravennate non è altro che una strage annunciata da più di un decennio, dovuta al mancato ricambio di acqua nella Valle Mandriole. Una strage che con una corretta gestione dell’acqua da parte del Comune di Ravenna e dell’Ente Parco del Delta del Po si sarebbe invece potuta evitare, denunciano. “Per scongiurare il ripetersi di fenomeni analoghi, occorre un immediato cambio di rotta. La soluzione c’è – aggiungono i Verdi – ovvero, va emanata una determina urgentissima da parte del sindaco di Ravenna Michele De Pascale e del Presidente del Parco Marco Fabbri, che faccia acquisire alla Valle Mandriole il diritto di attingere acqua dolce dal fiume Reno e dal Lamone in quantità sufficiente ad assicurare il necessario ricambio idrico”. Ma c’è di più: per meglio coordinare l’impiego delle risorse oggi suddivise tra vari enti di gestione, e per assicurare una tutela armonizzata dei territori ricompresi nel perimetro del Parco del Delta del Po, occorre arrivare all’istituzione del Parco nazionale del Delta del Po, puntualizzano i Verdi.

Conosciuto anche come Valle della Canna, il sito colpito dalla epidemia di botulino è di estrema bellezza e molto prezioso, poiché rappresenta una delle poche zone umide costiere di acqua dolce nelle quali vivono specie rare e protette. Per questa ragione, sottolineano i Verdi, è tutelato da numerosi vincoli ambientali: rientra nel perimetro del Parco Regionale del Delta del Po, è Oasi di protezione, Zona Umida di Importanza Internazionale, Sito di Importanza Comunitaria (SIC), Zona Speciale di Conservazione (ZSP) e Zona di Protezione Speciale (ZPS).

Le risorse incanalate in queste diverse forme di tutela sono però vanificate dall’incuria cronica di oltre un decennio da parte delle varie amministrazioni, incuria che ha determinato l’affioramento della falda di acqua salata, con una grave perdita di biodiversità e deterioramento dell’habitat.

“In un contesto europeo di forte sensibilità ambientale, Ravenna e tutta l’Emilia Romagna si aspettano da parte del Sindaco e del Presidente del Parco una risoluzione definitiva del problema.

Alla Regione Emilia Romagna e al governo nazionale chiediamo di rompere ogni indugio e di realizzare il Parco Nazionale del Delta del Po, quell’area protetta che aspettiamo da 30 anni, dotandola degli strumenti tecnici ed economici necessari per la tutela di un ambiente unico che merita insieme la più adeguata conservazione e la massima valorizzazione” concludono i Verdi.

Silvia Zamboni, capolista Europa Verde Nord-est

Paolo Galletti, portavoce regionale dei Verdi dell’Emilia Romagna

Sauro Turroni, consigliere federale dei Verdi