Nelle scorse settimane, il consiglio direttivo dell’Ordine degli Architetti della provincia di Ravenna (entrato in carica nell’estate 2021) ha dato vita ad un inedito “censimento” fra gli iscritti all’albo in provincia, che sono circa 630.

Scopo del questionario distribuito fra gli architetti – a cui hanno risposto in 368, quindi oltre la metà degli iscritti – era quello di avere un quadro sul ruolo, sulle aspettative, sulle problematiche di chi esercita questa professione oggi, in questa parte del territorio.

Le risposte al questionario possono essere sintetizzate in due macro-considerazioni, fra loro opposte.

Una molto positiva: la soddisfazione nell’esercitare la professione di architetto, vissuta innanzitutto come attività culturale e sociale dove sapere, sensibilità e creatività si uniscono per risolvere al meglio tutto ciò che riguarda il nostro ambiente vissuto, fuori e dentro il costruito, fuori e dentro la città.

L’altra molto negativa, che finisce con incidere profondamente sullo stato di serenità di chi opera nella libera professione: una burocrazia esasperata, un’infinità incontrollabile di norme da applicare e un’altrettanta infinità di rischi penali per responsabilità serie (che ne motiverebbero l’applicazione), ma anche per tanti futili motivi, compreso la crocetta sbagliata sul modulo.

Più in generale, ecco i principali punti critici emersi dal questionario:

il problema del genere: le donne architette stanno aumentando ma il loro ruolo rimane ancora marginale a causa dell’impegno figli – famiglia, Molte ripiegano sull’insegnamento per avere più tempo da dedicare ai propri cari.

Non è ancora acquisita la sensibilità progettuale verso le disabilità

Nuove figure che si affacciano al mondo dell’architettura. L’architetto, soprattutto lo junior, trova sbocchi lavorativi soprattutto nell’ambito del digitale e della renderizzazione, o lavora nell’ambito della nautica con progettazione d’interni o di esterni coordinati con un team che comprende tutti i campi necessari alla realizzazione di uno yacht

L’importanza della formazione e la qualità dei corsi. I temi richiesti sono tanti e diversi tra loro. Noi continuiamo e dobbiamo continuare a studiare e formarci perché il nostro mestiere si occupa di tutto, dal sociale, all’economia, alla politica urbana, per la qualità del progetto e della vita della comunità

Il rapporto problematico con le Pubbliche amministrazioni. Il cittadino e gli stakeholder sono spaesati, si avverte la perdita di fiducia verso la funzione pubblica; gli architetti  attribuiscono il maggior peso delle criticità (56-76 %) alla burocrazia, ai rapporti difficili con la PA, al caos normativo e interpretativo. Le PA hanno visto grandi riforme e cambiamenti, al decentramento delle funzioni, alla digitalizzazione e ai nuovi adempimenti normativi. Cosa possono fare le PA per accorciare la distanza tra pubblico e privato? Devono semplificare, non creare sovrastrutture, ridurre i passaggi di controllo per non appesantire i tempi del procedimento, aumentare la propria competenza interna (anche manageriale) sviluppando processi formativi.

La necessità e validità dei concorsi. Il concorso è uno strumento valido e una fucina di idee che mette in campo vari professionisti, anche stranieri, e dovrebbe diventare sempre più uno strumento democratico per la scelta dei progetti importanti per la trasformazione delle città.

Aggiornamento dei sistemi di progettazione come il BIM, uno strumento completo per la realizzazione ancora poco conosciuto e utilizzato tra i professionisti, soprattutto tra chi non ha grossi studi di progettazione. Poco utilizzato anche per via dei costi che questo strumento comporta. Non si investe, o lo si fa molto poco, nella specializzazione: che invece all’estero è trainante per avanzare nella carriera 

Comunicare meglio alla gente qual è il nostro compito professionale: la difesa delle competenze professionali

Qualità del progetto La norma può garantire la qualità del progetto o è solo il processo per realizzare un organismo edilizio che la rispecchi? Sta ai professionisti assieme agli enti competenti e al Consiglio nazionale a trovare la strada giusta

Dobbiamo essere più comunicativi tra di noi, diventare forza trainante nel cambiamento della nostra professione, perché stia al passo con il cambiamento della società

“Questa nostra prima azione – ha detto la presidente, Rita Rava – ha messo fuoco molte tematiche che saranno trattate ed approfondite in prossime azioni che si stanno intraprendendo ed in particolare riguarderanno: l’azione della PA, la richiesta di una presenza sempre più attiva degli architetti nelle decisioni e nel progetto del territorio, una formazione sempre più dedicata all’attualità ed al progetto che può coinvolgere anche i cittadini, un’attenzione verso la questione di genere che superi le dichiarazioni di principio per diventare normalità, una maggiore sensibilità progettuale verso la disabilità, la richiesta di procedere all’assegnazione dei progetti significativi attraverso concorsi sia da parte della PA che dei privati, divulgare i nuovi aspetti della professione che si sta estendendo in campi limitrofi come la fotografia, la nautica, la digitalizzazione compreso l’utilizzo di nuovi strumenti come il BIM ed altri temi che cercheremo di portare all’attenzione ed alla discussione di tutti.

L’architettura è uno strumento che può incidere profondamente nella soluzione dei problemi: eppure negli ultimi decenni è, nella realtà, combattuta e negata.

Non è solo la bellezza, intesa come qualità, che viene negata quanto il proliferare di complesse dinamiche che invece di sviluppare democrazia e serenità portano ad emarginazione e impoverimento sociale ed ambientale.

Ne sia un esempio la burocrazia che da pratica democratica (la medesima legge a valere per tutti), è arrivata ad escludere la maggior parte dei cittadini impossibilitati ad applicarla per l’enorme aggravio economico in termini di tempo da dedicargli, di consulenti da coinvolgere e di applicazioni di norme sovradimensionate al proprio status, a favore dei potenti che non sono affatto frenati da quel tipo di appesantimento normativo ed economico e che li previlegia lasciandoli unici protagonisti in campo.

E’ tempo di difendere diritti e combattere inequità temi da sempre presenti e praticati nel pensiero architettonico e il nostro agire vuol essere un richiamo alla coesione per trovare, insieme alle forze sociali, soluzioni condivise e applicabili.

E’ una richiesta di collaborazione con l’Ente pubblico perché non sia l’applicazione di una norma ma l’individuazione di una soluzione a guidare il suo operato.