Mercoledì mattina una nave e un peschereccio si sono scontrati a 11,5 km dall’imboccatura del porto di Ravenna. Il peschereccio è affondato e solo per fortuna nessuna delle persone a bordo è restata vittima della collisione. Ferme restando le indagini ancora in corso, apprendiamo dai giornali alcune anticipazioni che la Capitaneria di Porto di Ravenna ha ritenuto opportuno avanzare: «Evidentemente non sono state rispettate le disposizioni, i divieti e le prescrizioni recentemente imposte con una specifica ordinanza, quali l’osservanza delle direttrici di traffico navale, il rispetto delle precedenze in mare, le attività vietate. […] Sarebbe stato sufficiente attenersi alle disposizioni dell’ordinanza 32/2022 per evitare la collisione e, quindi, l’affondamento del peschereccio». Abbiamo già sentito parlare di quell’ordinanza, emanata per disciplinare la separazione del traffico navale del porto di Ravenna, in occasione dell’incontro di martedì 11 ottobre al palacongressi: lo show per illustrare le magnifiche sorti e progressive del nuovo rigassificatore che pretendono di installare davanti a Ravenna. Era stato proprio il comandante della Capitaneria di Porto di Ravenna a spendere parole di garanzia sulla sicurezza del rigassificatore, che resta un impianto a massimo rischio secondo le norme “Seveso”, motivandole con l’emanazione, da parte sua, di quell’ordinanza. A sua volta il direttore regionale dei Vigili del Fuoco si era pure lui speso a rassicurare sulla sicurezza del rigassificatore per l’improbabilità di un incidente che lo abbia a riguardare.

Un’abitante di Punta Marina, in uno dei pochi interventi che aveva osato increspare la patina di “va tutto bene anzi benissimo” data alla serata, aveva ricordato l’episodio della nave da crociera avvenuto il mese scorso. Causa evento estremo era accaduto quanto non sarebbe dovuto accadere: rottura degli ormeggi e rischio che si schiantassero mille persone contro gli scogli. Anche questa volta, con molta fortuna, ce la si è cavata, ma può andare sempre bene? Fischi dalla claque del Sindaco avevano accompagnato il suo discorso. Che, però, rivela una profonda verità.

Quando il rischio è quello di un disastro non ci si può limitare a trincerarsi dietro la sua improbabilità. Parlando del rischio che una grande nave metaniera rovesciasse il proprio carico di gas liquefatto in mare nelle vicinanze della costa, Piero Angela lo definiva «uno scenario improbabile, ma non impossibile. Il peggior scenario “energetico” possibile. Cioè l’incidente più catastrofico immaginabile fra tutte le fonti energetiche». E spiegava: «Una miscela fra il 5 e il 15 percento di metano con l’aria è esplosiva. Il resto è facilmente immaginabile. Se questa miscela gassosa, invisibile e inodore, investisse una città, qualsiasi inevitabile scintilla farebbe esplodere la gigantesca nube. La potenza liberata in una o più esplosioni potrebbe avvicinarsi a un megaton: un milione di tonnellate di tritolo, questa volta nell’ordine di potenza distruttiva delle bombe atomiche. Le vittime immediate potrebbero essere decine di migliaia, mentre le sostanze cancerogene sviluppate dagli enormi incendi scatenati dall’esplosione, ricadendo su aree vastissime, sarebbero inalate in “piccole dosi”, dando luogo a un numero non calcolabile, ma sicuramente alto, di morti differite nell’arco di 80 anni».

Come Ravenna in Comune riteniamo che le forze di maggioranza e di opposizione che siedono in Consiglio Comunale dovrebbero vergognarsi. Hanno approvato senza voti contrari la delibera sul rigassificatore e l’unica cosa su cui dibattono è se la Giunta dovesse o meno consultare la minoranza prima di approvare le misure di “compensazione”. Il “dibattito” verte su qualche aiuola su una strada di Punta “in cambio” del fatto che il rischio di incidente rilevante del rigassificatore non sia stato nemmeno sottoposto alla procedura di legge per far prima! Lo ricordiamo per chi fa di tutto per dimenticarsene: a Livorno la procedura per l’analisi dei rischi (quella non fatta a Ravenna) di un impianto analogo ha disposto che la nave non potesse essere collocata a meno di 20 chilometri dalla riva. La “nostra” è prevista a 8 e mezzo: molto meno della metà della distanza minima di sicurezza approvata per Livorno. Molto più vicino a terra di dove mercoledì è avvenuta la collisione tra la nave e il peschereccio. Quella collisione che le misure adottate da un’ordinanza avrebbero dovuto rendere impossibile!