“L’azione predatoria del lupo su molti allevamenti estensivi è ormai insostenibile”. A sostenerlo è CIA Romagna “Il rischio concreto è l’abbandono delle imprese agricole, con gravi conseguenze economiche, sociali e ambientali. La protezione di una specie animale non può prescindere dalla sostenibilità delle attività di allevamento, che restano presidio fondamentale del territorio”.

A livello europeo, il Consiglio ha adottato recentemente la modifica della direttiva Habitat che porta il livello di protezione del lupo da “rigorosamente protetto” a “protetto”. Il nuovo status consente maggiore flessibilità agli Stati membri nella gestione delle popolazioni di lupi. Serve un approccio condiviso che sappia coniugare tutela della biodiversità, esigenze locali e sicurezza delle comunità per una gestione più razionale della specie nelle aree interne. Il nostro obiettivo è riportare equilibrio nel rapporto fra attività agricola e fauna selvatica”.

In giugno, al parlamento italiano, è stato presentato un disegno di legge per la riforma della normativa sulla fauna selvatica (L. 157/92), che introduce il principio del passaggio dalla “tutela” alla “gestione”. Il testo accoglie molte delle richieste di Cia: piani di contenimento, possibilità di autodifesa per gli agricoltori, sanzioni per chi ostacola le operazioni e un ruolo più forte delle organizzazioni agricole nella governance e nella programmazione faunistico-venatoria.

“È urgente innalzare il massimale per gli aiuti europei in regime de minimis, che oggi limita l’accesso a risarcimenti adeguati. Serve una seria assunzione di responsabilità, che tenga insieme tutela ambientale e salvaguardia delle aziende agricole, veri custodi del territorio.