L’Italia si sta avviando sulla strada dei risparmi e dei razionamenti del gas. A cominciare dal coinvolgimento dell’amministrazione pubblica, del terziario, nonché ovviamente delle famiglie.

È la soluzione preferita da Confindustria, che chiede al Governo di salvaguardare le imprese, in particolare le energivore: secondo i dati del centro studi, abbassare fino a tre gradi la temperatura di tutto il settore civile porterebbe a un risparmio di circa 30 milioni di metri cubi al giorno, un dato che corrisponde al 50% del consumo medio giornaliero di tutto il settore industriale.

Il piano prevede tre diversi livelli di emergenza, a seconda della disponibilità di gas. Alcune sono già scattate: negli uffici pubblici le temperature non possono essere superiori ai 19 gradi durante l’inverno e inferiori ai 27 gradi d’estate.

Il terzo livello di emergenza prevede così misure più drastiche. Nelle abitazioni, per esempio, le temperature dei termosifoni dovranno essere ridotte di due gradi, limitando anche l’orario di accensione.

Ai Comuni potrà essere chiesto di ridurre l’illuminazione pubblica nelle strade e sui monumenti fino al 40% dei consumi totali.

Allo stesso modo, gli uffici pubblici potrebbero chiudere anticipatamente, così come potrà essere chiesto ai negozi di abbassare le saracinesche entro le 19, mentre i locali non potranno restare aperti oltre le 23.

In questo scenario però anche il contributo delle imprese non potrà mancare.

Il piano del governo prevede, al momento, il coinvolgimento delle industrie più affamate di energia, le cosiddette energivore, che potrebbero vedersi interrompere la fornitura di energia per un periodo limitato di tempo. Una eventualità che Confindustria vorrebbe evitare. (Fonte: La Repubblica)