A fine dicembre 2017, presentai un’interrogazione sui “profughi che delinquono non rispediti a casa”, esponendo il principio secondo cui i richiedenti asilo che ottengono ospitalità nelle strutture residenziali pubbliche (SPRAR o CAS), se commettono reati o ne sono partecipi dovrebbero perdere i benefici dell’accoglienza.

PRECEDENTI FATTI GRAVI – Dopodiché, il 29 gennaio 2018, dovetti interrogare il sindaco su tre fatti molto riprovevoli avvenuti nell’alloggio SPRAR di via Gulli 139, dei cui primi due mi ero già occupato, sempre sollecitato da condòmini:

1) nei primi mesi del 2017, uno dei giovani ospiti in quell’appartamento, proveniente dal Ghana, andò (tra depressione e alcol, o forse altro) in escandescenze, rompendo oggetti vari e procurandosi alcune ferite. Rimase alloggiato lì, nello sconcerto delle 11 famiglie condòmine. 2) Il 6 agosto, armato di due coltelli, agitandosi e gridando come se fosse in convulsione e sfondando anche una porta a vetri, accoltellò a sangue uno dei compagni. L’appartamento è per quattro persone, ma vi si vedevano facce nuove in continuo via via. C’erano materassi in una cantina adibita a dormitorio, luci delle scale accese anche a tarda sera, campanelli che suonavano ad ogni ora, biciclette sparse nel cortile e nell’androne. Gli ospiti furono ad uno ad uno cambiati, ma l’andazzo rimase lo stesso. 3) Finché, appunto il 29 gennaio 2019, in quello stesso appartamento, da cui emanava un forte odore di droga, fu arrestato, a seguito di un blitz delle forze dell’ordine, un nigeriano 23enne. Stava seduto su un materasso posto a terra. Il suo cellulare era fittissimo di chiamate da tossicodipendenti. Avendo il permesso di soggiorno scaduto, era fuori del sistema di accoglienza, ma frequentava abusivamente quell’alloggio, porto di mare di giovani stranieri sconosciuti. Dietro la lavatrice, c’erano 17 grammi di marijuana.

CASE POPOLARI A CHI NE HA DIRITTO – Va detto come il Comune di Ravenna abbia deciso che, diversamente dai 350 posti CAS gestiti dalla Prefettura, i propri 84 posti SPRAR fossero messi a disposizione da ACER, l’azienda comunale delle case popolari. Si tratta di 19 appartamenti, tutti a Ravenna, di cui solo 5 di proprietà privata. Sono di proprietà del Comune gli altri 14, di cui 12 concentrati in via Gulli, compreso quello al civico 139, o in strade adiacenti. Ho più volte contestato come fosse un abuso politico sottrarre questi appartamenti a cittadini molto bisognosi di una casa che, pur posizionati secondo il regolamento dell’Edilizia Residenziale Pubblica, non ricevono risposta al loro diritto.

ESPOSTO DEI CONDòMINI – In risposta alla mia ultima interrogazione, fu fatto in via Gulli un altro turn over dei giovani, trasferiti altrove, ma la situazione non è mai cambiata, neppure con ulteriori rotazioni. Tanto che due settimane fa i condòmini, per mano di un comitato locale, hanno rivolto un esposto al Prefetto, in cui hanno scritto: “Siamo esasperati. Sono 5 anni che subiamo comportamenti maleducati, incivili e irrispettosi…i tentativi per trovare una soluzione ‘pacifica’ non sono andati a buon fine, nonostante vi siano state rassicurazioni e promesse…nel palazzo ci sono 12 appartamenti, per la maggior parte abitati da anziani, per cui questa situazione non è più accettabile…i residenti hanno paura e chiedono solo di vivere tranquilli in casa propria. Finora non siamo stati ascoltati da nessuno e siamo esasperati.

 LA RISPOSTA DELL’ASSESSORE – Chiamata ancora una volta in causa, l’assessore comunale ai Servizi sociali ha ieri dichiarato: “I quattro ragazzi dello Sprar se ne andranno dal condominio di Via Tommaso Gulli, dove i condomini hanno deciso che non li vogliono più…Si è creata una situazione di tensione – e quindi siamo tutti convinti ora che la convivenza fra i condomini e quei ragazzi ormai è troppo difficile. Ne sono convinti per primi gli stessi ragazzi. Perciò li abbiamo incontrati, ne abbiamo parlato e stiamo lavorando per dare loro un’altra sistemazione… I quattro ragazzi che ci sono ora stanno facendo un positivo percorso di integrazione, studiano l’italiano, lavorano. Questo percorso non deve essere interrotto e non lo sarà. Certo, sono ragazzi, hanno l’esuberanza e l’intemperanza della loro età e a volte trasgrediscono le regole, ricevendo amici e conoscenti anche dopo l’orario consentito”.

 LA RICHIESTA – Ammettiamo che gli ultimi quattro giovani non abbiano compiuto fatti gravi, senza parlare di reati. Ma dovevano sapere bene, dati i precedenti, che ricevere estranei dopo le 21.30 è un abuso inaccettabile perché attiene alla sicurezza pubblica. E comunque, se il clima è insostenibile è perché – ne sono testimone – i condòmini avevano già subìto troppo e da troppo tempo. Ma la loro richiesta non è che i giovani siano allontanati, per essere sostituiti. Bensì che l’appartamento ACER di via Gulli 139 torni ad essere destinato a chi ne ha il diritto. Non mancano le famiglie sfrattate, assistite dai servizi sociali, che non sanno dove vivere.

È richiesta che faccio mia, innanzitutto per questo caso, ma che estendo a tutti gli altri 13 alloggi ACER indebitamente assegnati agli SPRAR, anche a caro costo pubblico. Guarda caso quasi tutti in zona Gulli, dove sono  concentrati troppi problemi sociali o peggio, popolata da molte persone anziane e deboli, che hanno bisogno di non aggiungere alle loro fragilità ansietà ingiuste. Il notevole calo del fenomeno immigratorio, che diminuisce certamente il bisogno di alloggi, suggerisce di ridurne il numero cominciando da qui. Su questa richiesta, interrogo la disponibilità del sindaco.