“Riassumo la mia interrogazione al sindaco: “Non cacciare edicola e parrucchiera dall’ospedale”. Si era diffusa, grazie anche al lancio di una petizione, la notizia della chiusura, dal 1° gennaio prossimo, dell’edicola e del negozio di parrucchiera, attivi nell’ospedale Santa Maria delle Croci dal 1988. Secondo voci attendibili, ma non confermate, avrebbero lasciato il posto a lavori di ristrutturazione che trasformerebbero il grande atrio del nosocomio in un punto di ristoro per gli studenti universitari di Medicina. Le due unità immobiliari facevano parte dell’edificio ospedaliero, denominato blocco 11, realizzato dalla Cassa di Risparmio, a cui l’allora USL n. 35 concesse in uso la superficie per 30 anni, cessati i quali, il 17 agosto 2022, sono diventate proprietà dell’AUSL Romagna. Fino ad allora, l’edicolante Gabriella e la parrucchiera Donatella avevano gestito le loro attività con un contratto privato di affitto. A loro stesse, l’AUSL ha concesso in uso i locali per sei mesi, prorogati poi per altri sei e da ultimo fino al 31 dicembre 2023, con l’avvertenza che i due servizi sarebbero stati mantenuti tramite “l’indizione della procedura ad evidenza pubblica per la concessione dei servizi commerciali ivi svolta”. Si lasciava così sottintendere che Gabriella e Donatella, per conservare il loro lavoro, avrebbero dovuto vincere una specie di “concorso” pubblico.

Di fronte alle suddette incertezze ed ambiguità, ho chiesto al sindaco che acquisisse chiarimenti dal direttore generale dell’AUSL. Ieri mi è arrivata la lunga e dettagliata risposta, di cui espongo la sostanza.

LA DECISIONE FINALE

“La decisione finale” dell’AUSL è di “riqualificare il piano rialzato del blocco 11 […] quale area dei servizi di supporto agli utenti che accedono al presidio, tenendo conto di tutte le nuove esigenze che nel corso degli ultimi anni si sono maggiormente evidenziate, compreso il recente insediamento e sviluppo della Facoltà di Medicina”, par di capire offrendo agli studenti universitari, come si vociferava, un servizio di ristorante. Si è però “valutato di mantenere, ampliandone gli spazi, solo il servizio di bar, oltre che di rivendita di giornali – questo direttamente attraverso il gestore del bar […]”. Ciò significa che “l’individuazione del soggetto contraente deve necessariamente avvenire secondo le regole dell’evidenza pubblica contenute nel Codice dei contratti pubblici, avendo l’Amministrazione l’obbligo di garantire l’accesso al mercato di tutti gli operatori economici interessati nel rispetto dei principi di concorrenza […], senza poter il privato (l’edicolante Gabriella nda) vantare o pretendere, o anche solo fare affidamento su posizioni di vantaggio, senza preliminarmente partecipare ed aggiudicarsi una gara pubblica”. Circa l’apprezzato servizio di parrucchiere per i degenti, invece, si sta valutando l’avvio di una co-progettazione sperimentale di un servizio da svolgersi attraverso una collaborazione che veda coinvolti soggetti del Terzo Settore e secondo moduli procedimentali di stampo solidaristico”. Significa in sostanza evitare le regole dell’evidenza pubblica contenute nel Codice dei contratti pubblici”, a favore, dice una legge, di soggetti – a Ravenna in genere cooperative sociali – costituiti “per il perseguimento, senza scopo di lucro, di finalità civiche, solidaristiche e di utilità sociale”. Non si era ancora saputo che gestissero negozi di parrucchiera, ma, diventando automaticamente un “servizio ospedaliero”, a Ravenna si potrà.

CONTRARIETA’

Esprimo ora la mia ferma contrarietà a che Gabriella e Donatella, col silenzio del sindaco, siano di fatto cacciate dall’ospedale, di cui rappresentano servizi 35ennali apprezzatissimi. L’edicolante ha una certa età e vive sola. Ha avuto e avrebbe ancora le forze, la vitalità e la capacità imprenditoriale per gestire al meglio l’edicola, laddove la gran parte chiude. I suoi 12 metri quadri di edicola finiranno dentro un bar perché servono spazi per “un punto di ristoro” degli studenti universitari, quando a Ravenna ce sono già quattro, tre dei quali raggiungibili a piedi in 10 minuti. Certo Gabriella non potrà mettersi in gara, tantomeno vincerla, per gestire insieme un bar e un’edicola. Rimuoverla come una pedina è una barbarie morale, prima che politica.

La parrucchiera ha fatto del suo servizio un’oasi di sollievo per tante persone sofferenti, spesso anche nello spirito. Donatella non potrà neanche iscriversi e puntare a vincere il concorso per mantenere il suo posto, come è scritto nel suo contratto, perché, contrordine compagni, il concorso non s’ha da fare. Potrebbe essere assunta dalla cooperativa sociale o similis a cui il negozio verrà affidato direttamente (del resto, le brave parrucchiere non si inventano), dove comunque finirebbe sotto padrone. Altra cosa, altro mondo.

Bisognerà che Gabriella e Donatella si rivolgano ora ad un avvocato perché l’AUSL potrebbe forse dover riconoscere a loro, come sarebbe dove vale il diritto civile, il valore dell’avviamento d’impresa. Raffigurano comunque cartine di tornasole di come, in un ex grande ospedale pubblico, il senso dell’umanità e del rispetto resista stoicamente per chi ci lavora, non per chi lo governa.”