Ravenna, tre volte capitale (di un impero, di un regno, di un esarcato), con ricorrenti aspirazioni a primeggiare tuttora in Italia e perfino nel continente (vedi la mancata Capitale europea della Cultura 2019), non perde però occasione per sottomettersi anche ai vicini di casa.

  • Nel turismo, suo settore economico trainante, beneficiata com’è da patrimoni storico-monumentali e naturalistici eccezionali, è schiacciata da Rimini, che la Regione ha posto a capo dell’ente di governo del turismo romagnolo. Non meraviglia che la “Settimana Rosa” appena trascorsa sia andata, per come è stata concepita e finanziata, a vantaggio esclusivo di quella città e dintorni. Qui settimana grigia.
  • Niente è più importante della sanità pubblica, specie con la pandemia che affligge ancora il mondo. Ma la Regione ha deciso che “l’ospedale della Romagna” (chiamato così dal presidente Bonaccini) sia fatto assai presto a Cesena, zona di Pieve Sestina, in sostituzione del Bufalini. Avrà dimensioni, strumentazioni, tecnologie ed eccellenze tali che Ravenna è ragionevolmente destinata a subire un depotenziamento delle proprie strutture ospedaliere ed un calo delle prestazioni effettuate in loco, coi propri cittadini obbligati a fare i pendolari anche sulla E45.
  • Il Parco del Delta Padano, dove convivono territori delle province di Ravenna e di Ferrara, è stato costituito dalla Regione ed è governato in modo che il nostro territorio, peraltro più ricco di dotazioni ambientali di livello almeno europeo, è stato quasi abbandonato a se stesso rispetto a quello comacchiese, viceversa imperante. Di qui le sofferenze e il degrado in cui sono precipitate le nostre oasi umide e le pinete storiche. Lista per Ravenna lo contesta solitariamente da sempre. Ma il Comune di Ravenna se ne accorge solo ora, per questioni di poltrone, tanto da volersene staccare. Peggio che andar di notte. Giacché i parchi che si rispettano non brillano all’ombra di un campanile, bensì alla luce di un riconoscimento nazionale, o quanto meno interregionale. Il vero Parco del Delta del Po è dell’Emilia-Romagna quanto del Veneto. Facciamo ora i parchetti di Comacchio e Sant’Alberto?
  • Sulla Camera di commercio Lista per Ravenna ha combattuto per cinque anni, sempre solitariamente, la scelta sconsiderata di unire Ravenna con Ferrara, condannando la nostra provincia a recitare un ruolo subalterno in una soluzione innaturale. Per fortuna, lo Stato centrale ha bocciato questa formula, giacché il senso della riforma camerale è di accorpare secondo logica le Camere di Commercio, non già di consolidarne i piccoli feudi. Ma perché non si vuole costituire una Camera di Commercio unica per la Romagna, attenti a riconoscere alla provincia di Ravenna il ruolo importante che riveste nell’industria, nell’agricoltura e del terziario di quest’Area Vasta?
  • Buio totale nel Consorzio di Bonifica, dove i vertici di governo sono tutti espressione del territorio romagnolo esclusa Ravenna, alla quale, pur avendo il maggior numero dei cittadini contribuenti/finanziatori dell’ente, è stata anche sottratta la sede legale consortile, trasferita a Cesena.
  • Vivaddio, la Romagna, un milione di abitanti, inaugura ora un secondo aeroporto civile di prima classe. Tra l’uno (a Rimini) e l’altro (a Forlì) ci si potrebbe andare in bicicletta. A Ravenna è difficile arrivarci anche in treno.
  • Il Centenario Dantesco apparterrebbe di diritto alla città dove sono custoditi i resti del sommo Poeta, ivi accolto in esilio da Firenze. Ravenna è stata però scippata della grande mostra su Dante che ospiterà i capolavori della Galleria degli Uffizi. Si farà a Forlì, dal 12 marzo al 4 luglio 2021. Secondo Sky Arte, questa mostra“rinsalderà il legame tra Firenze e Forlì”. Il direttore degli Uffizi Eike Schmidt ha detto, evitando perfino di pronunciare il nome Ravenna, che Forlì è “luogo fortemente simbolico, perché in quelle terre l’autore della Commedia trascorse anni del suo esilio”. L’ombra infausta di Matera 2019 si proietta dunque minacciosa anche su Ravenna 2021.