“Robot per raccogliere la frutta, intelligenza artificiale per riconoscere le erbe da estirpare, stalle sempre più robotizzate dove gli allevatori sono sgravati dai lavori più pesanti e possono così dedicarsi ad attività a maggiore valore aggiunto. Ma anche comunità energetiche, agrivoltaico e nuove forme di credito possono aiutare le aziende agroalimentari ad affrontare il tempo dell’incertezza e dare invece una risposta certa alle sfide del mercato”. Sono queste le suggestioni emerse al Forum Cdo Agroalimentare, che si è chiuso oggi dopo aver richiamato a Milano Marittima da tutta Italia oltre 400 tra manager e imprenditori del settore. E dopo aver ragionato su come trattenere talenti in azienda, su come gestire i rischi d’impresa, sulle strategie agronomiche per far fronte ai cambiamenti climatici in campo, si è riflettuto sul ruolo dell’innovazione tecnologica e dei nuovi strumenti per affrontare il futuro.

“Intelligenza artificiale e robotica sono due grandi filoni per lo sviluppo dell’agricoltura– ha spiegato Alessandro Malavolti, presidente di Federunacoma –. Dai sistemi di visione, che ci dicono quando un frutto è maturo ad esempio, si sta sviluppando il Machine Learning, con la macchina che impara lavorando, e il Deep Learning, con cui l’algoritmo sviluppa strategie sulla base delle scelte passate. I robot in agricoltura troveranno spazio in quelle attività dove è richiesta tanta manodopera, come la raccolta, il diserbo selettivo, la sarchiatura: non si tratta di ottenere un risparmio in termini di costi, ma soprattutto di tempo e di far fronte alla carenza di manodopera”.

Al Forum si è mostrata la stalla del futuro, completamente automatizzata, con i robot che alimentano le mucche, le mungono e tengono pulito l’ambiente. E con l’esperienza di Lely Italia si è mostrato come sia possibile ottenere fertilizzanti dalle deiezioni degli animali e ricavare fertilizzanti azotati filtrando l’aria delle stalle ricca di ammoniaca. Si può innovare anche una filiera storica e tradizionale come quella tabacchicola e gli investimenti fatti da Philip Morris in Italia lo dimostrano.

Spazio poi alle esperienze di economia circolare e produzione di energia rinnovabile: l’agrivoltaico da una parte e le comunità energetiche dall’altra sono due sfide per dare nuove occasioni di reddito alle imprese agricole e stimolare percorsi di collaborazione e di economia circolare. A tal proposito ci sono esperienze, come quella del Gruppo Caviro, nella valorizzazione dei sottoprodotti e che in futuro pensa di sviluppare l’agrivoltaicosopra i vigneti della più grande cantina italiana, oppure le opportunità rappresentate da biogas e biometano in particolare per la filiera zootecnica. Anche i fertilizzanti organici sono una frontiera di sviluppo per le aziende agricole che vogliono salvaguardare il proprio patrimonio, ossia la fertilità dei terreni, come evidenziato da Unimer. Per sostenere gli investimenti del settore ci sono infine nuovi strumenti, in particolare mini-bond e per le startup le soluzioni di equity-crowdfunding.

“In questo tempo di incertezza, abbiamo bisogno di tornare alle radici dell’Europa per guardare al futuro con speranza e certezza – ha dichiarato in conclusione Camillo Gardini, presidente Cdo Agroalimentare -. L’esperienza del monachesimo, che come ci ha ricordato il prof. Luigino Bruni è stata la prima e vera democratizzazione dell’Europa portando al lavoro manuale anche gli intellettuali e non più solo gli schiavi, è ciò a cui guardiamo per costruire luoghi di confronto e di condivisione dove imprenditori agricoli, manager e operatori della filiera agroalimentare possano aiutarsi ad affrontare le sfide della contemporaneità. Racconteremo tutto questo con una mostra al prossimo Meeting di Rimini dedicata ai monasteri e a come questi possono essere di aiuto alle aziende al giorno d’oggi”.