“Ieri, 26 aprile, si è svolta la conferenza stampa di presentazione della manifestazione nazionale del prossimo 6 maggio: “Per la giustizia climatica liberiamoci dal fossile”. Si tratta della manifestazione incentrata sul favore verso le energie rinnovabili ed il contrasto alle opere inutili: no ai rigassificatori, no alle trivelle e no ai gasdotti. Una manifestazione organizzata dal basso, non a caso intitolataTerritori in Cammino.

Ravenna in Comune si riconosce nel coordinamento ravennate della Campagna Fuori dal Fossile che organizza la manifestazione assieme alla Rete Emergenza Climatica e Ambientale dell’Emilia Romagna e alla Rete No Rigassificatori No Gnl. Parteciperemo alla manifestazione del 6 maggio assieme alle altre associazioni che vi hanno aderito ed invitiamo sin da ora alla partecipazione tutte le cittadine e i cittadini che non credono più alle favolette che raccontano il Sindaco e il Presidente della Regione, la stessa identica favoletta che peraltro racconta la Presidente del Consiglio e il Ministro dell’Ambiente.

Abbiamo preso parte attiva alle passate manifestazioni organizzate dalla Campagna per il Clima – Fuori dal Fossile. A quella dell’11 marzo a Piombino dove è già arrivata la Golar Tundra. E alla marcia dell’11 settembre 2022 che è arrivata sino alla spiaggia di Punta Marina davanti a cui arriverà la BW Singapore. E alla manifestazione di Marina di Ravenna del 30 luglio, l’altra località costiera direttamente interessata dal rigassificatore. E naturalmente potremmo citare tutte le iniziative organizzate per contrastare gli altri tasselli di cui si compone quel vero e proprio delirio dell’Hub del gas e del fossile a cui vanno dietro centrodestra e centrosinistra: nuovo gasdotto, grande discarica di CO2 e nuove trivellazioni sotto costa. Ravenna in Comune è convintamente partecipe dello sforzo per giungere ad una vera transizione alle rinnovabili piantandola di raccontare balle come quella che “sì certo, le rinnovabili ci vogliono ma intanto è indispensabile il gas metano”. Sono balle perché le rinnovabili sono sostenute solo a parole ed è invece il fossile a ricevere finanziamenti miliardari (la rigassificazione a Ravenna da sola se ne mangia uno intero), spinte politiche formidabili (un commissario specifico per il rigassificatore di Ravenna, Bonaccini), tagli di procedure vergognose (sono stati saltati a piè pari i procedimenti per l’accertamento della pericolosità di cui alla direttiva Seveso e all’impatto ambientale, la cosiddetta VIA), accelerazioni di comodo (un’autorizzazione in soli 4 mesi per l’impianto ravennate mentre sono anni che va avanti la procedura per il parco eolico e altri anni ancora durerà).

Dall’altra parte si occultano i pericoli insiti nel gas (Piero Angela definiva il rischio rappresentato da una metaniera che si spezza vicino alla costa “l’incidente più catastrofico immaginabile fra tutte le fonti energetiche”). Ma anche le conseguenze sulla stessa sopravvivenza di Ravenna (che subisce l’effetto combinato dell’abbassamento del suolo causato dalle estrazioni di gas e l’innalzamento del mare causato dalle emissioni di gas). Ed anche le conseguenze economiche (la crisi del settore off-shore non verrà fermata dai soldi girati al rigassificatore: solo una riconversione del settore potrà salvaguardare i posti di lavoro che invece sempre più calano), sulla pesca (le limitazioni alla pesca dovute alla distanza da tenere rispetto all’impianto e i danni causati dalle immissioni di cloro e acqua gelida in mare), sul commercio portuale (i limiti alla navigazione che entreranno in vigore annullando i benefici delle manutenzioni ai fondali), sul turismo, sugli abitati costieri, sul clima (il gas metano è un potente gas serra al pari della CO2 che deriva dalla sua combustione), ecc. ecc.

L’altra grandissima balla che ci è stata raccontata è che i rigassificatori sarebbero indispensabili per riscaldare le case e dare energia alle fabbriche. Niente di più falso visto che nell’anno appena trascorso, senza nessun nuovo rigassificatore in funzione a Piombino e Ravenna, l’Italia ha esportato oltre 4,5 miliardi di metri cubi di gas fossile: il triplo del 2021 (1,5 miliardi) e 11,5 volte quanto esportato nel 2005 (396 milioni di metri cubi standard, Smc). Altro che emergenza! È puro business per tutti quelli che riescono a metterci le mani: hanno fatto affari d’oro le multinazionali del fossile, ENI in testa, ma anche una multi-utility come Hera, alla faccia delle famiglie lasciate letteralmente nelle mani della speculazione.

Disegnare un futuro diverso è possibile e Ravenna in Comune farà la sua parte con tutte coloro che si uniranno alla manifestazione del prossimo 6 maggio.”