Gira su una delle piattaforme online specializzate in petizioni e affini un appello per salvare la sanità pubblica. Un mucchio di belle parole in gran parte condivisibili e coerenti con i nostri valori valori fondamentali, quelli per cui Ravenna in Comune si è costituita: messa in sicurezza del servizio sanitario nazionale, finanziamento del servizio universalistico pubblico, negatività dell’autonomia differenziata, ecc. I dubbi vengono quando si leggono i nomi dei primi sottoscrittori: Vasco Errani, già onnipotente “governatore” della Regione e “papà” del mostruoso accrocchio chiamato Ausl Romagna, nonché i principali sindaci romagnoli del PD, ossia dei territori accorpati nell’auslona. Nomi pesanti che portano sulle loro spalle tutta la responsabilità delle condizioni in cui versa quella che, un tempo, era considerata la sanità di eccellenza italiana. Dal PD sono arrivate le mazzate al sistema pubblico che, mentre a parole continua ad esistere, in realtà si è profondamente trasformato in un ibrido pubblico-privato con il baricentro sempre più spostato verso quest’ultimo. Una modalità diversa per arrivare là dove si sono collocati i sistemi sanitari di Veneto e Lombardia.

Il processo di “privatizzazione” mascherata è durato anni e, passo a passo, ha prodotto i guai che ora sono sotto gli occhi di qualunque utente che abbia la disgrazia di doversi avvalere dei servizi praticati dalla nostra auslona. Alcuni tra i tanti esempi: la riduzione delle automediche, il “baratro” che si è aperto al Pronto Soccorso, il fatto che 4 posti letto su 10 nella nostra provincia non siano più forniti dal servizio pubblico (e in altre è pure peggio), le lunghissime liste di attesa per visite ed esami, la chiusura di ginecologia come reparto autonomo a Ravenna, la chiusura dell’unità di terapia intensiva coronarica a Faenza e quella del punto nascita a Lugo. Eccetera. Non stupisce dunque che il ranking mondiale degli ospedali romagnoli sia assolutamente coerente con la disfatta. L’ospedale di Forlì è solo 49° nella classifica italiana, ma gli altri vanno anche peggio: Rimini è 65°, Cesena 71° e Ravenna sta addirittura al 95° posto. Risultati ormai stabili da tempo, per quanto continuamente in discesa, visto che Ravenna occupava il 92° posto già nel 2021 e il 93° nel 2022.

Da chi parte l’appello? Formalmente da «un gruppo di donne e uomini con ruoli idee e funzioni diverse, insieme ad un gruppo di professionisti sanitari, ma anche semplici cittadine e cittadini preoccupati» raccolti attorno ad un mai prima sentito “Movimento per la Sanità Pubblica”. In realtà l’originario promotore, che però avrebbe reso “troppo” trasparente l’operazione, doveva essere “Idee per la sinistra”, creatura di Vasco Errani e di quel gruppo confuso tra PD e Coraggiosa che si riconosce da tempo nell’attuale Segretaria PD, Elly Schlein. Ora che la Schlein ha conquistato quel che resta del PD è stato facile mettere in riga anche sindaci che poche settimane fa tifavano apertamente per il potente “governatore” Bonaccini succeduto a Errani. L’operazione, dunque, per quanto ammantata da apparenti nobili intenti, è rivolta a distogliere l’attenzione dal fatto che, se la sanità locale sta precipitando, non è certo questione di questi ultimissimi mesi in cui al governo del Paese c’è la destra meloniana. Si tratta invece di una triste vicenda di cui è intrisa tutta la pluriennale gestione della sanità a guida PD sia locale che nazionale. L’appello, dunque, altro non è che un ben misero tentativo di trovare un capro espiatorio da sacrificare invece di declamare il “mea culpa mea culpa mea maxima culpa”.

Ravenna in Comune è certo a favore e sostiene la sanità pubblica e la sanità pubblica che vogliamo non ha niente a che vedere con quella ridotta ai minimi termini dagli attacchi del centrodestra. Ma la “nostra” sanità è pubblica a tutto tondo. Non un ibrido pubblico-privato nel quale le risorse pubbliche sono distratte dal finanziamento del sistema ospedaliero e, più in genere, del servizio sanitario nazionale per pagare le prestazioni di cliniche private. Il PD di de Pascale e Bonaccini, ma anche quello di Errani e Schlein, crede nella sanità privata convenzionata. «Alla quale» – parola del Sindaco – «non possiamo che guardare con attenzione e in maniera costruttiva per integrare l’offerta di servizi nel nostro territorio». Come Ravenna in Comune non ci stancheremo di ripeterlo: il privato nella sanità pubblica, quello coccolato da centrodestra e centrosinistra, è la malattia da curare, non la medicina. Se si continuano ad assumere dosi massicce di medicina privata la malattia si aggraverà fino ad uccidere il paziente: il servizio sanitario universale.