«Sono passati alcuni giorni dall’enorme rogo che ha completamente distrutto gli edifici della Lotras System, abbiamo vissuto i primi momenti increduli e sgomenti a guardare il cielo, tutti a fare il tifo per le squadre impegnate a contenere e a spegnere le fiamme. Ci uniamo al GRAZIE di tutti per lo sforzo delle persone coinvolte, a vario titolo, nella gestione dell’emergenza, sforzo andato ben oltre il normale lavoro».

Il circolo faentino di Legambiente entra nel dibattito riguardante l’incendio al magazzino Lotras di via Deruta ponendo una serie di domande riguardo a quanto accaduto e ricordando come un evento di questo tipo abbia immesso in atmosfera, oltre agli inquinanti, anche una quantità incontrollata di elementi climalteranti, poche settimane dopo l’approvazione, in consiglio comunale, di un ordine del giorno per contrastare i cambiamenti climatici.

«Eravamo in apprensione per i dati. Sono stati comunicati dal secondo giorno, i primi relativi a quegli elementi con i quali conviviamo quotidianamente, i PM10: solo leggermente superiori a quelli dei giorni precedenti, tali da far apparire l’emergenza non troppo dissimile dalla normalità. La diossina, per questa abbiamo atteso fino a martedì 13 agosto, preoccupati perché tutti noi sapevamo che nel deposito della Lotras sono andate in fumo materie plastiche contenenti PVC la cui combustione, in condizioni non controllare, sviluppa i Composti Organici Persistenti, al cui ampio raggruppamento appartengono le diossine. Anche per queste sostanze, le concentrazioni riscontrate da ARPAE “sono compatibili con l’incendio ed inferiori a quelle misurate in situazioni analoghe”. In definitiva, sempre secondo ARPAE “ … l’entità dei valori riscontrati, la durata relativamente breve della fase di emergenza e le misure di tutela della salute adottate in termini precauzionali, quali l’indicazione di non sostare in luoghi aperti, rimanere all’interno degli edifici chiudendo porte, finestre e impianti di ventilazione, di consumare frutta e verdura solo dopo accurato lavaggio o sbucciatura, giustificano un ragionevole ottimismo”.
Non intendiamo entrare nel merito dei dati non essendo tecnici del settore e, soprattutto, essendo consapevoli di non esserlo, ma non possiamo non porci alcune domande dettate dal buon senso.
La prima domanda riguarda il posizionamento del campionatore ad alto volume in grado di raccogliere il particolato aerodisperso, presso la Scuola Primaria “Don Milani” in Via Corbari 92. La scelta del luogo è stata fatta dai responsabili di ARPAE valutando i venti (bassa quota e alta quota), il tipo di emissione (che nel caso di un incendio è definita “non-controllata”) e il modo in cui andava a formarsi il pinnacolo di fumo sopra l’incendio. Se non andiamo errati, il campionatore ad alto volume è stato mantenuto nello stesso luogo, la Scuola Primaria “Don Milani”, dall’insorgere dell’emergenza ad oggi, presupponendo, pertanto, un andamento costante e regolare dei venti durante tutto il periodo. Il dubbio: possibile che in un arco di tempo abbastanza lungo, ci si avvicina ormai alla settimana, non si siano verificati cambiamenti significativi nella direzione dei venti? E, qualora, siano intervenute variazioni, quale attendibilità attribuire alla serie di dati forniti? Crediamo che questa problematica non sia da sottovalutare e che debba essere approfondita con precise e territoriali analisi delle dinamiche dei venti nei giorni successivi al drammatico evento.
La seconda domanda verte sui tempi necessari per ufficializzare i risultati delle analisi, in particolare quelli relativi agli Idrocarburi Policiclici Aromatici, ai metalli e ai Composti Organici Persistenti. Fortunatamente, i dati emersi non segnalano alcun elemento di allarme, seppure si sia tratto di un incendio che, secondo il Procuratore capo Alessandro Mancini, “ … non abbia avuto precedenti, quanto meno nella nostra realtà regionale …”. Se, invece, l’entità dei valori riscontrati fosse stata superiore ai limiti fissati dalle normative sulla qualità dell’aria e tale da pregiudicare la salute delle persone? Esistono insormontabili limiti tecnici che impediscono a qualsiasi strumentazione di ottenere risultati attendibili entro limiti temporali ristretti e tali da permettere l’attivazione di rapidi piani di emergenza o, addirittura, di evacuazione? Non dovrebbe, in tal caso, prevalere su tutti gli altri il principio di precauzione, anche se impegnativo, costoso e doloroso da attuare? Siamo sicuri che una chiara precisazione in merito, tutt’altro che complicata per i tecnici responsabili di interventi in caso di emergenze, non possa che rassicurare chiunque.
Infine, ci chiediamo, come possa essere successo un incendio di tali dimensioni. Purtroppo, in questi ultimi tempi, ne accadono spesso nel nostro paese: per alcuni è verosimile ipotizzare che possano essere di origine dolosa, in particolare quando si tratta di depositi di rifiuti e di plastiche (di difficile smaltimento), altri casi hanno interessato anche il complicato mondo della logistica. Naturalmente non intendiamo fare nessun parallelo col caso della Lotras System, dovrà essere la magistratura ad accertare le cause, anche se nella esclusione, auspicabile, di cause dolose, va chiarito come in presenza di impianti antincendio efficienti, un evento casuale non possa essere stato risolto prima che diventasse un rogo incontrollabile.
Sono domande che non riguardano solo la magistratura indagante, ma interrogano le forze politiche. Solo poche settimane fa il Consiglio Comunale di Faenza ha approvato lo stato di emergenza climatica e nella notte del 9 agosto il rogo di enormi quantità di sostanze organiche ha immesso nell’aria, oltre a componenti tossici, una quantità difficilmente calcolabile, ma sicuramente enorme, di diossido di carbonio e di altri composti climalteranti. Quale occasione, paradossalmente, migliore di questa, per dare concretezza alla dichiarazione di stato di emergenza climatica? Ma ad una condizione: che, finalmente, le tematiche ambientali, nel loro più ampio significato, entrino nelle visioni del futuro di Faenza quali elementi imprescindibili di discussione. Ossia, che tutti gli interventi, da oggi in poi, in qualsiasi ambito, siano pensati ed attuati avendo come riferimento prioritario il loro impatto, positivo oppure negativo, sull’ambiente, sul clima, sulla salubrità, sulla serena e pacifica vita di tutti i cittadini.
Non occorre aspettare grandi eventi per averne una conferma, ogni decisione, anche la più modesta, si carica, in questo periodo di radicali cambiamenti, di forte significato. Sempre più necessario, dunque, un attento e vigile lavoro di controllo da parte di tutti».