Un cesto con la frutta di Ravenna e l’olio Dop di Brisighella, simboli di quella agricoltura di qualità che è perno dell’economia ravennate, oggi in ginocchio ma pronta a rialzarsi. I prodotti dell’agricoltura salvati dall’alluvione sono stati consegnati oggi dal Delegato dei Giovani Coldiretti Ravenna, Marco Sforzini e dal Direttore di Coldiretti Ravenna, Assuero Zampini, al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella in visita a Ravenna e nei territori alluvionati.

“Questi prodotti – ha detto Sforzini al Presidente Mattarella all’uscita dalla Prefettura di Ravenna – sono il simbolo della voglia di ripartire delle nostre imprese, noi non molliamo – ha aggiunto il Delegato – e nonostante i mille gravissimi problemi che ci troviamo ad affrontare, tra campi allagati, aziende franate e la chiusura degli stabilimenti di trasformazione e dei punti vendita aziendali, vogliamo fare tutto il possibile per far sì che il nostro cibo contadino continui ad arrivare sulle tavole degli italiani e in tutto il mondo, per rialzarci, però, abbiamo bisogno che lo Stato ci stia vicino”. Il Presidente Mattarella, dopo aver lodato la qualità della frutta e dell’olio di Romagna ha garantito il massimo sostegno a tutto il mondo agricolo, così duramente colpito dall’alluvione.

“Acquistare prodotti agricoli e alimentari provenienti dalle zone alluvionate – ha detto il Direttore Zampini – è il miglior modo per aiutare concretamente le aziende e per far ripartire l’economia e l’occupazione dei territori colpiti”.

La ripresa delle attività di vendita dei prodotti agroalimentari romagnoli è infatti importante per salvare secondo la Coldiretti i circa 50mila posti di lavoro tra agricoltori e lavoratori dipendenti nelle campagne, nelle industrie e nelle cooperative di lavorazione e trasformazione messi a rischio dall’alluvione. Si tratta di far tornare a vivere – sottolinea la Coldiretti – un territorio di circa 300mila ettari di superficie agricola dei quali oltre 25mila ettari di frutteti con nell’ordine pesche e nettarine, kiwi, albicocche, susine, pere, kaki, ciliegi e castagni mentre in altri sono 25mila ettari sono piantati vigneti ma ci sono anche migliaia di ettari coltivati ad orticole come patate, pomodoro, cipolla e altro anche per la produzione di sementi. Oltre 60mila ettari sono coltivati a grano duro per la pasta, grano tenero per il pane, orzo, sorgo e mais. Su altri 7mila ettari si estendono le coltivazioni di girasole, colza e soia mentre oltre 40mila ettari sono coltivati ad erba medica per l’alimentazione animale. E’ infatti preoccupante – continua la Coldiretti – la situazione anche degli allevamenti con 250mila fra bovini, maiali, pecore, capre, polli, galline da uova e tacchini e migliaia di animali morti e affogati.

L’alluvione – ricorda Coldiretti – ha devastato aziende agricole e allevamenti in una delle aree più agricole del Paese con una produzione lorda vendibile della Romagna pari a circa 1,5 miliardi di euro all’anno che moltiplica lungo la filiera grazie ad un indotto di avanguardia, privato e cooperativo, nella trasformazione e distribuzione alimentare che è stato fortemente compromesso. Ai danni sulla produzione agricola – evidenzia Coldiretti – si aggiungono quelli alle strutture come gli impianti dei frutteti, le serre, gli edifici rurali, le stalle, i macchinari e le attrezzature perse senza contare la necessità di bonificare i terreni e ripristinare la viabilità nelle aree rurali con frane nelle aziende e lungo le strade.

Ma a pesare c’è anche il fenomeno del dissesto idrogeologico – riferisce la Coldiretti – con oltre 30mila persone che vivono in aree a rischio per pericolo di frane tra Ravenna, Rimini e Forli Cesena. Nelle aree collinari – precisa Coldiretti – sono crollati terreni coltivati a seminativo, erba medica, intere vigne e boschi di castagno ma preoccupa anche la situazione degli allevamenti con gli animali, ai quali va garantita acqua e alimentazione ma anche la quotidiana mungitura del latte e il suo trasporto.  In pericolo è – continua la Coldiretti – l’importante azione di recupero delle razze storiche da parte degli allevatori, dalle pecore alle capre, dal maiale di Mora Romagnola ai bovini di razza Romagnola, che nel passato avevano rischiato l’estinzione.