I gessi emiliano-romagnoli sono Patrimonio mondiale dell’Umanità. La decisione è arrivata a Ryadh, dove è riunita la commissione Unesco, il giorno successivo al terremoto che ha colpito l’Appenino tosco-romagnolo.
Sono 59 i siti italiani che hanno ottenuto questo riconoscimento. Solo 5 però sono patrimoni naturali. Nel mondo, quindi, da oggi, i gessi e le grotte emiliano-romagnole avranno la stessa importanza delle Dolomiti.

Sono sette i siti che costituiscono il “Carsismo nelle Evaporiti e Grotte dell’Appennino Settentrionale” tra  le province Reggio Emilia, Bologna, Rimini e Ravenna: Alta Valle Secchia, Bassa Collina Reggiana, Gessi di Zola Predosa, Gessi Bolognesi, Vena del Gesso Romagnola, Evaporiti di San Leo, Gessi della Romagna Orientale. Aree accomunate dalla presenza di rocce che si sono formate nel corso dei millenni in seguito all’evaporazione delle acque marine che ricoprivano queste zone e alla concomitante concentrazione dei sali minerali tra cui  appunto il gesso.

Il progetto di candidatura è nato da un’idea della Federazione Speleologica Regionale dell’Emilia-Romagna: “Questo riconoscimento è centrato sull’importanza dei sistemi di grotte che sono tra i più completi, unici al mondo, e molto ben studiati.
Questo risultato è stato possibile grazie all’impegno della Regione, del Ministero dell’Ambiente, del Ministero degli Affari Esteri, dell’Ambasciatore italiano presso l’UNESCO, per il lavoro volontario condotto in questi anni dal Gruppo Tecnico Scientifico a supporto della candidatura e grazie alla consulenza della “A² studio srl, Trento” e “Dolomiti Project srl, Feltre (BL)”

“Se oggi possiamo vantare un nuovo Patrimonio Mondiale dell’Umanità lo dobbiamo in primo luogo a generazioni di speleologi della Federazione Speleologica Regionale dell’Emilia-Romagna che hanno esplorato e studiato le grotte con il fondamentale apporto delle Università, delle Soprintendenze, della Regione e dei Parchi e promossa una costante azione di difesa di questi fragili ambienti contro la loro distruzione.
Nel ribadire la nostra soddisfazione per il risultato ottenuto ricordiamo che questo importante riconoscimento comporta una grande responsabilità. Ora è necessario anche un cambiamento concettuale. La salvaguardia degli ambienti carsici e del loro patrimonio naturale e culturale richiede il massimo impegno. Occorre abbandonare la logica che considera l’ambiente solamente come un mero strumento da sfruttare in modo indiscriminato sino ad arrivare alla sua distruzione irreversibile.
Come ribadito dall’UNESCO “Il patrimonio è la nostra eredità del passato, ciò con cui conviviamo oggi e ciò che trasmettiamo alle generazioni future. Il nostro patrimonio culturale e naturale sono entrambe fonti insostituibili di vita e ispirazione.”
Nel tempo siamo riusciti a fare sì che i gessi dell’Emilia-Romagna siano protetti con precise norme, in particolare facendo cessare la loro distruzione ad opera delle cave. Oggi resta l’anacronistica cava di Monte Tondo la cui attività ha comportato e può comportare la distruzione di fenomeni carsici ora Patrimonio Mondiale dell’Umanità.
È necessario che questa attività distruttiva cessi, come chiesto dall’UNESCO la quale sottolinea che “I siti Patrimonio dell’Umanità appartengono a tutti i popoli del mondo, indipendentemente dal territorio in cui si trovano”.

Le aree carsiche nelle evaporiti (gessi e anidriti) dell’Emilia-Romagna sono tra le più importanti emergenze naturalistiche della nostra Regione, tanto che la loro quasi totalità ricade all’interno di Parchi Nazionali e/o Regionali.
Il loro interesse scientifico è, se possibile, ancora maggiore e le rende tra le massime espressioni mondiali di aree carsiche in questi particolari litotipi: tra l’altro ospitano, al loro interno, la più grande e le più profonda grotta epigenica in gesso del mondo.
Il loro valore in campo carsico, geologico, mineralogico, paleontologico, biologico, archeologico etc. è testimoniato dalle centinaia di pubblicazioni specifiche che hanno visto la luce in un arco di tempo di oltre due secoli.  Da questo punto di vista, poi, sono la prima area carsica in assoluto in cui si siano effettuati specifici studi sul carsismo gessoso e ancora oggi sono quella più studiata al mondo.