Leonidas Kavakos Photo: Marco Borggreve

Perché Bach, maestro supremo dell’arte tastieristica, si cimentò anche con gli strumenti ad arco? La risposta viene da Cöthen, dove nel 1717 il Kantor trovò rifugio e possibilità di esprimersi liberamente dopo i dissidi col duca Guglielmo Ernesto di Sassonia a Weimar, tensioni che erano sfociate addirittura nel clamoroso arresto di Bach, “in ragione del suo atteggiamento pertinace a voler ottenere un congedo ingiustificato”. Dopo un mese di prigione, Bach si trasferì a Cöthen, dove prese servizio come maestro di cappella e direttore della musica da camera per il principe Leopoldo. I severi valori calvinisti di questa corte rifiutavano però la musica liturgica eccessivamente elaborata: per questo Bach trovò il tempo di dedicarsi al repertorio secolare, dando libero sfogo ai suoi più grandi capolavori strumentali, dai Concerti brandeburghesi alle Suites per violoncello solo, dalle Ouverture per orchestra ai Soli per violino.

Il momento in cui si mette a punto una riflessione sulle Sei sonate e partite di Bach segna per ogni violinista un punto di svolta. Leōnidas Kavakos, che all’attività solistica affianca da qualche anno anche quella di direttore d’orchestra, ha oltrepassato quel punto lo scorso anno, con l’uscita del doppio albumSei solo(pubblicato per Sony).Sei soloè un titolo che fa da monito all’interprete e richiama, con filologica precisione, il gioco di relazioni tra “ritmo dell’armonia e armonia del ritmo”, come sostiene lo stesso Kavakos, nato ad Atene nel 1967 da una famiglia di musicisti e subito appassionatosi allo strumento, ricevuto in dono a soli cinque anni. Impressionante la mole di premi vinti, compreso il celebre “Paganini” e il “Sibelius” di Helsinki, trionfi che lo hanno portato a essere ospite regolare dei principali festival del mondo, da Salisburgo a Lucerna, nonché nelle stagioni concertistiche più prestigiose.

Domenica 18 giugno, alle 21 al Teatro Alighieri, Leōnidas Kavakos si unisce all’Orchestra Giovanile Luigi Cherubini per il concerto sinfonico diretto da Hossein Pishkar, giovane direttore iraniano che è stato allievo dell’Italian Opera Academy di Riccardo Muti. Il programma include il celebre concerto per violino op. 77 di Brahms, laMusique funèbredi Witold Lutosławski e laSinfonia da Requiemop. 20 di Britten.