“Conferire il Gonfalone d’argento a Antonio Patuelli significa consegnare questa onorificenza a una persona che alla nostra regione ha legato gran parte della sua storia”. Lo ha detto il presidente del Consiglio regionale, Antonio Mazzeo, aprendo la cerimonia di consegna del Gonfalone d’argento, la più onorificenza del Consiglio regionale, ad Antonio Patuelli, presidente dell’Associazione bancaria italiana (Abi). La cerimonia si è svolta nella sala Gonfalone di palazzo del Pegaso, di fronte alle autorità civili e militari e a un folto pubblico.

Mazzeo ha ricordato che Patuelli “non è solo presidente da un decennio di Abi; è una personalità di primo piano nel mondo della finanza italiana ed è stato un protagonista della storia politica, come deputato e membro del governo Ciampi, e ha all’attivo una presenza qualificata in diverse istituzioni culturali, tra cui il Gabinetto Viesseux di Firenze”. Il presidente del Consiglio regionale, ha aggiunto che “la Toscana, in questo percorso, ha rappresentato e rappresenta per lui un ‘filo rosso’ che tiene insieme la sua formazione, le sue attività e ciò che è arrivato ad essere oggi”.
Ricordando gli studi in giurisprudenza fatti all’Università di Firenze, laureandosi con Paolo Grossi, poi diventato presidente della Corte Costituzionale, Mazzeo ha sottolineato che “Patuelli è cresciuto culturalmente a Firenze, dove ha anche iniziato l’attività di giornalista, collaborando alle pagine culturali de La Nazione allora diretta da Domenico Bartoli, collaborazione che si è poi sviluppata e continua intensamente tuttora”, ha detto salutando e ringraziando la direttrice Agnese Pini, presente in sala.

Anche nelle attività bancarie, ha proseguito Mazzeo, “è stato molto importante il legame con Firenze: dal 1994 al 2011 è stato ininterrottamente consigliere di amministrazione del Centro Leasing spa, divenendone a lungo vicepresidente, ed è stato per un biennio anche consigliere di amministrazione della Banca CR Firenze e nella nostra regione ha dato impulso allo sviluppo del Banco di Lucca e del Tirreno, di cui è vice presidente, come componente toscana del Gruppo bancario Cassa di Ravenna spa da lui presieduto”.

“Ma la sua attività non si esaurisce nell’ambito della finanza – ha detto – trovando un grande sbocco anche in ambito culturale. In questo settore il Presidente Patuelli è legatissimo ad autorevolissimi organismi fiorentini: già Presidente del comitato toscano per il cinquantenario della morte di Piero Gobetti, poi consigliere dell’Accademia dei Georgofili, fa parte oggi dei Consigli di amministrazione della Fondazione Cesifin Alberto Predieri, della Fondazione Biblioteche della Cassa di Risparmio di Firenze e dell’Associazione Amici dell’Accademia della Crusca e collabora oggi col Gabinetto Scientifico Letterario Vieusseux di Firenze, presieduto da Riccardo Nencini”.

Consegnando nelle mani di Patuelli il Gonfalone d’argento, Mazzeo ha ricordato che il simbolo del Consiglio regionale è il Pegaso alato, figura “che ha le zampe piantate nel passato e le ali dispiegate verso il futuro. Era il simbolo di chi fece la lotta di Liberazione e la Regione lo adottò come suo simbolo per affermare i principi irrinunciabili della libertà e della democrazia”.

Antonio Patuelli, che si detto onorato dell’onorificenza concessagli, proprio a proposito del Pegaso alato, ha detto “di ricordare, tra il 1969 e il 1970, quando ero studente all’università di Firenze, il dibattito sulla scelta del simbolo che avrebbe dovuto rappresentare la Regione Toscana”.

Con la Toscana, ha sottolineato Patuelli, “ho avuto un rapporto intenso, di formazione culturale, di passioni personali, di carattere professionale. Ho capito che i rapporti tra la Romagna e Firenze e la Toscana sono antichi, risalgono addirittura all’epoca dei bizantini, e si sono poi rafforzati con la figura di Dante Alighieri, che unisce Firenze e Ravenna in modo indissolubile. E sono orgoglioso che la Cassa di Ravenna e la Fondazione abbiano contribuito al restauro e al recupero dei luoghi danteschi a Ravenna e che ancora oggi ne consentano il mantenimento e la fruizione da parte del pubblico. È un impegno al quale non ci sottrarremo nemmeno in futuro”.