Il rendiconto del Comune di Ravenna, discusso in sordina martedì scorso in Consiglio comunale, approvato ritualmente dalla maggioranza e bocciato allo stesso modo dall’opposizione, ha prodotto invece risultati straordinari che smentiscono le molte retoriche sui problemi di cassa e sulla scarsità delle risorse finanziarie, da cui discende il ritornello del “mancano i soldi”.  La stessa assessora Livia Molducci, presentando il documento della Giunta de Pascale, ha comunicato, in sintesi, le seguenti amarezze: “Nel corso del 2023, oltre ai fenomeni atmosferici eccezionali subiti dal nostro territorio, alluvione e fortunale, abbiamo risentito delle difficoltà che derivavano dall’inflazione, dall’aumento dei costi energetici, dei costi dei materiali, e conseguentemente anche di tutti i servizi che il Comune eroga ai cittadini. C’è stato un forte ridimensionamento dei trasferimenti statali, che sono ampiamente diminuiti. Una tempesta perfetta con decremento delle risorse”. I dati del rendiconto (che in Consiglio, per un disguido, ho potuto solo anticipare brevemente) dimostrano l’esatto contrario. Posto che a memoria semi secolare le entrate e le spese del Comune di Ravenna sono sempre aumentate di anno in anno, mai calate, al di là di qualsiasi crisi o squilibrio economico-sociale, il confronto col 2022 dimostra che il 2023 è stato un anno record favoloso per la nostra comunità, tale da reggere il confronto con le più ricche città italiane.

Bastino le cifre monstre. Le entrate accertate, pari a 371,5 milioni, sono aumentate del 12% rispetto al 2022. Ne discende una spesa pro-capite per abitante di 2.383 euro, quasi il doppio, in media, dei Comuni di pari classe con Ravenna (tra i 100 mila e i 250 mila abitanti), che, secondo l’ultima statistica dell’IFEL (Istituto per la Finanza e l’Economia Locale dell’Associazione Nazionale dei Comuni Italiani), è stata, nel 2021, di 1.281 euro. Le entrate per investimenti ed opere pubbliche, pari a 99,1 milioni, hanno superato del 20% quelle del 2022. Le spese impegnate sono state di 330,8 milioni, pari ad un aumento del 10,3%. L’avanzo di amministrazione ha raggiunto la cifra iperbolica di 163,3 milioni, superiore del 12,1% a quella dell’esercizio precedente. E se è vero che i  trasferimenti correnti da amministrazioni pubbliche, pari a 30,2 milioni, sono calati rispetto ai 33 del 2022, il totale generale dei trasferimenti correnti è stato di 37,4 milioni in confronto ai 34,8 precedenti, grazie ai 7,1 milioni delle donazioni elargite dalle famiglie (2,1 milioni) e dalle imprese (5 milioni). Da tutto ciò, sia consentito solamente osservare che, con tutta questa grazia,  l’aumento  del 5,8% delle tasse comunali dai 127,1 milioni del 2022 ai 132,9 del 2023  si è dimostrato perlomeno ingeneroso. E magari che la nostra città, il suo territorio e l’ambiente, la sua gente, avrebbero meritato un trattamento migliore.

Una postilla sui servizi offerti alla cittadinanza dietro pagamento di tariffa, prendendo in esame, senza commentarli, i dati di due importanti strutture: la piscina e il  museo (MAR) comunali. Nel 2022, la gestione della piscina è costata al Comune 454,5 mila euro, incassandone 12,5 mila, cioè il 2,75%; nel 2023, la spesa è salita a 523,5 mila euro e l’incasso a 13,3 mila, scendendo però al 2,55%. Nel 2022, il MAR ha avuto 16.901 accessi, incassando dalla biglietteria 52,8 mila euro, pari in media a 3 euro per ogni ingresso; nel 2023, gli accessi, saliti a 26.078, hanno portato in biglietteria 105,3 mila euro, pari ad una media di 4 euro ciascuno. La spesa, esclusa quella per il personale, è stata di 837,6 mila euro nel 2022 e di 835,1 mila nel 2023, coperti dalla biglietteria per il 6,3% nel 2022 e per il 12,6% nel 2023.