Nel nome di principi di grande valore si può sfornare demagogia da quattro soldi. È quanto ha fatto la Regione Emilia-Romagna, perseguendo il risanamento del malefico inquinamento dell’aria che si respira in Val Padana, nel dettare ai sindaci, attraverso il Piano Aria regionale 2020, le ordinanze sui divieti di circolazione dei veicoli a motori nelle 30 principali città, da ottobre a marzo.

Non è vero che i sindaci siano “tenuti” ad adeguarsi alla lettera a tali “disposizioni”, bensì solo a dei criteri generali: lo dice esplicitamente la direttiva europea n. 50 del 2008, fermo restando che i Comuni italiani prendono ordini solo dalle leggi, non da semplici atti amministrativi, come in questo caso. Sta di fatto che De Pascale ha copia-incollato anche la limitazione più controversa e brutale, che blocca in garage anche le auto Euro 4, così scaricando disagi esistenziali su più di un quarto della popolazione automobilistica regionale, nel mentre le altre regioni della pianura padana, che versano nelle medesime condizioni atmosferiche, si sono ragionevolmente fermate all’Euro 3.

Siccome il popolo più penalizzato nella vita familiare e sociale è quello, una volta semplicisticamente detto “della sinistra”, delle famiglie meno abbienti, che non possono cambiare macchina o girare in taxi, la demagogia ha fatto sì che, per scarico di coscienza, siano state esentate da ogni vincolo le “persone il cui ISEE sia inferiore alla soglia di 14.000 Euro”. Come se con 14.001 euro l’anno si sia ricchi per decreto del sindaco.

Tale operazione è sì parzialmente benefica, quanto facile, ma contraddittoria, giacché monetizza l’ambientale con il sociale, che va affrontato con azioni sostanziali di altro genere, fino al punto di perdere totalmente di vista l’obiettivo dichiarato dell’ ordinanza: “favorire i sistemi di mobilità meno impattanti e contenere gli sforamenti delle polveri sottili”. Fattore decisivo al riguardo è che le auto siano dotate del Filtro Anti Particolato (FAP). Esso provvede infatti all’aggregazione delle polveri sottili prodotte dai gas di scarico, facendo sì che i loro agglomerati vengano intercettati da un filtro inserito della marmitta e quindi periodicamente eliminati bruciandoli, attuando così la rigenerazione del filtro. L’Euro 4 si è caratterizzato proprio perché il FAP, in qualche caso già presente sui diesel Euro 3, ha preso a diffondersi sui suoi modelli, ancor prima di diventare obbligatorio sui diesel Euro 6.

La classificazioni dei veicoli con queste sigle numeriche deriva, a partire dal 1991, da una serie di direttive europee volte a ridurne l’inquinamento ambientale, le stesse da cui deriva il Piano Area regionale. In molti Comuni d’Italia le auto diesel dotate del Filtro Anti Particolato hanno potuto dunque circolare in deroga ad ogni blocco o limitazione del traffico, via via garantendo una riduzione delle polveri sottili di sempre maggiore efficienza.

Non c’è dunque ragione perché l’ordinanza del sindaco non sia modificata, riguardo al divieto di transito dei “veicoli diesel precedenti all’Euro 5”, aggiungendo “non dotati di Filtro Anti Particolato (FAP)”.

In tal senso si interroga con urgenza la disponibilità del sindaco.