“Lunedì 17 ottobre si è tenuto un incontro tra la Direzione e le rappresentanze sindacali in merito alla gestione del calo produttivo.

L’azienda ha illustrato uno scenario critico a causa di un fermo degli acquisti da parte dei clienti.

Oggi si stanno evadendo ordini arretrati, questo ha fatto sì che il calo degli ordinativi venisse gestito senza fermate. 

Si prevedono però fermate tra la fine di ottobre e inizi novembre ed ulteriori fermate entro la fine di dicembre per un minimo di 80 fino ad un massimo di 120 ore a seconda dei reparti. 

La discussione si è incentrata principalmente sulla gestione di queste fermate con l’utilizzo di ore di ferie/par da parte dei lavoratori e con un eventuale anticipo da recuperare fino a 3 anni per tutti coloro che ad oggi non riescono a coprire le suddette giornate. 

Inoltre, per il futuro, l’azienda non esclude un possibile ricorso alla Cigo se la situazione non dovesse migliorare dicendosi, sin da subito, indisponibile ad una discussione sull’integrazione salariale ed alla maturazione di tutti i ratei.

Nella giornata di martedì 18 ottobre si sono svolte le assemblee dei lavoratori con esito discordante tra chi era favorevole all’utilizzo del monte ore e chi invece era fortemente contrario.

Nella giornata di ieri mercoledì 19 ottobre le parti si sono ritrovate per siglare l’accordo.

Come USB, seppur disponibili a trovare una soluzione in tal senso, abbiamo ritenuto eccessiva la richiesta di utilizzo di un monte ore così elevato che risulterebbe in futuro difficilmente recuperabile da parte di quei lavoratori che andranno in negativo oltre al fatto che al danno si potrebbe aggiungere la beffa con il ricorso alla cassa integrazione ad inizio prossimo anno. Valutazione che le sigle sindacali firmatarie, a nostro avviso, non hanno tenuto ben in considerazione proprio alla luce dei fatti accaduti in passato nella stessa Marcegaglia. 

Vogliamo ricordare che Marcegaglia, nel 2021, ha raggiunto il fatturato storico di 7,5 mld di euro con utili elevatissimi per il gruppo. Chiedere degli ulteriori sacrifici ai lavoratori, che hanno abbondantemente dato durante il periodo di emergenza sanitaria, in un momento in cui il costo della vita è esorbitante ci sembra socialmente inaccettabile.

Pur di tutelare i propri profitti, Marcegaglia ancora una volta fa pagare la crisi ai lavoratori.

Per queste ragioni, come USB abbiamo deciso di non firmare l’accordo.”