“Come si fa a parlare di digitale a ragazzi di 11 anni che già utilizzano quotidianamente cellulare e computer, che da tre anni fanno videolezione online?” Questo è il quesito che si sono poste le docenti Silvia Dal Prato, di tecnologia e Maria Chiara Campodoni, di sostegno, dell’Istituto Comprensivo “Faenza – San Rocco”.
La consapevolezza sull’uso del digitale è ancora molto bassa ma non si può pensare,  in un mondo che cambia molto velocemente, di insegnare l’informatica partendo dai software di base come si faceva un tempo oppure concentrandosi sulle nuove app. Le professoresse hanno pensato di fare un passo indietro, tornare dal digitale all’analogico, utilizzando il rompicapo che negli anni ’80 fece impazzire il mondo: il cubo di Rubik. Pochi sanno, infatti, che il cubo di Rubik si risolve applicando una serie di algoritmi, esattamente come per programmare il computer.

Si è dato così avvio alla “Settimana del cubo di Rubik”, dal 21 al 26 marzo, che ha visto convolti tutti gli alunni delle prime della scuola secondaria 1° “Bendandi”, sede di Faenza e Granarolo. Per nove ore si sono interrotte le lezioni curricolari, per approfondire la competenza digitale, utilizzando l’iconico cubo.

Accompagnati da videotutorial e da un quadernino per gli appunti, si è partiti dai fondamenti dell’informatica e dell’automazione (gli algoritmi), per passare, poi, al linguaggio della programmazione a blocchi, senza tralasciare la sicurezza in rete, grazie al progetto “Generazione Z”, proposta formativa dell’AUSL Romagna.

Non solo divertimento, dunque, nel cubo di Rubik c’è molto di più, lo sviluppo di una delle 8 competenze chiave europee, quella digitale, di cui tutti gli individui hanno bisogno per la realizzazione, lo sviluppo personale, la cittadinanza attiva, l’inclusione sociale e l’occupazione.