Venerdì 13 ottobre, nella sede della Regione Emilia-Romagna, si è tenuto un importante evento di celebrazione del riconoscimento UNESCO per il “Carsismo e grotte nelle evaporiti dell’appennino settentrionale”. Proprio in questa occasione, i lavoratori della Saint-Gobain hanno avuto modo di dimostrare le loro preoccupazioni al Ministro Gilberto Picchetto Fratin, anch’egli presente all’iniziativa e che nei giorni precedenti si era incontrato con Saint-Gobain.

“Non è forse contraddittorio che lo stesso giorno in cui il Ministro è venuto a Bologna per presentare il grande risultato ottenuto con il riconoscimento dell’UNESCO, grazie anche al Ministero di cui è a capo, egli dichiari: ‘Da parte nostra c’è l’impegno assoluto al fianco della Regione Emilia-Romagna nel trovare tutte soluzioni perché la cava di Casola Valsenio possa continuare ?’ “ La domanda arriva dalla Federazine Speleologica Regionale dell’Emilia-Romagna che è l’artefice del progetto di candidatura dei gessi emiliano-romagnoli.

“Forse il Ministro non sa che lo Stato italiano si è impegnato con tutto il mondo in un percorso che prevede il non ampliamento della cava, dettato da precise indicazioni conservazionistiche richieste dall’UNESCO, nonché dalle attuali leggi a cui è sottoposta la zona che VIETANO un ampliamento dell’area estrattiva. Ci chiediamo se il Ministro conosca la materia di cui dovrebbe essere competente, in quanto se la cava continuasse l’attività in futuro, espandendosi, l’UNESCO con buone probabilità revocherà il riconoscimento” ricorda la Federazione.

“Da un Ministro ci si aspetterebbe coerenza con gli impegni assunti dallo Stato. Da un Ministro dell’Ambiente (a maggior ragione) ci si aspetterebbe un impegno rivolto con lungimiranza a sostenere tutte le attività che non si basino sulla distruzione irreversibile dei territori. Ma non ci stupisce che invece, ancora una volta, si proceda a testa bassa verso quella che (solo apparentemente) sembra essere la soluzione più “facile” ed indolore. Quella di continuare esattamente come si è sempre fatto sin dal 1958, con lo sfruttamento indiscriminato di risorse e territorio”.

“Dal nostro punto di vista, questa scelta di campo rappresenta solo uno specchietto per le allodole che rimanda ai posteri l’enorme dilemma di crescere sotto il giogo del ricatto occupazionale, garantendo un territorio devastato, messo a profitto per pochi”.

Ancora il Ministro ha dichiarato: “Ho incontrato Saint Gobain insieme all’Assessore e l’azienda ha intenzione di continuare. Ci sono una serie di questioni di ordine giuridico che vanno superate, ma l’impegno è quello di dare continuità all’attività”.

“Le ‘questioni di ordine giuridico’ a cui fa riferimento il Ministro sono le norme che tutelano un ambiente così importante ed unico da essere protetto da precise norme nazionali ed europee, e oggi anche Patrimonio Mondiale dell’Umanità. Questo significa che Monte Tondo, così come l’intera Vena del Gesso, è un bene comune patrimonio dell’umanità tutta, dal valore universale” ricordano gli speleologi. “Ci chiediamo pertanto come sia possibile che non venga messo in campo nessun piano atto a re-immaginare un futuro diverso per la vallata del Senio. Anziché pensare di rimuovere le norme di tutela per poter continuare l’attività distruttiva, il Ministro dovrebbe impegnarsi a sostenere attività economiche e produttive che non si basino sulla distruzione di un ambiente unico e irriproducibile, impegnandosi (come invece nessuno ha fatto negli ultimi venti anni!) a costruire un piano di riconversione per lo stabilimento industriale di Casola.

Continuare a pensare che l’ambiente sia un mezzo di produzione da sfruttare sino alla sua distruzione irreversibile, ritenendo esclusivamente preminenti le necessità economiche, è un’arretratezza culturale. L’ambiente ed il paesaggio, a maggior ragione se protetti da normative e vincoli, rappresentano una risorsa primaria e la loro devastazione è un danno prima di tutto economico, che vesserà sulle generazioni future”.