“Il WWF di Ravenna vuole dire almeno poche cose sulla persona di Umberto Cannellini, pur consapevole della difficoltà di rendere, al di là dell’affetto, l’essenza di una persona come lui. Leggiamo la notizia sui giornali, così improvvisa, anche se ‘attesa’ data l’età avanzata, e ci rendiamo conto che è la conclusione di un già lungo periodo in cui si erano con lui rarefatti e poi spenti i rapporti e le notizie.

Ma i ricordi sono tanti e dei tanti anni in cui è stato uno di noi nelle battaglie ravennati per la conservazione della natura; ed uno dei più vitali ed entusiasti: nel nostro gruppo, sempre più ristretto ed attempato, lo intendevamo, ormai ultraottantenne, come il nostro ‘socio giovane’, per l’entusiasmo e la positività che poneva in ogni sua partecipazione.

Rimangono forti alcune immagini, come quella di Umberto con un grande cappello ad imitazione di ciminiera nelle manifestazioni degli anni ’80 contro l’ipotesi della centrale a carbone, o le tante memorie dei servizi di vigilanza ambientale condotti dalle guardie giurate WWF ad inventariare o reprimere abusi nel territorio. Ci preme però in particolare evidenziare un aspetto del pensiero di Umberto che potremmo definire culturalmente cruciale: credente e cattolico non condivideva mai una visione antropocentrica del mondo, ma pensava che la superiorità ‘tecnologica’ della nostra specie dovesse essere ragione per una grande responsabilità nei confronti della creazione, cioè della conservazione della grande bellezza della natura.

Quella che, crediamo, fosse una delle sue più mature consapevolezze, consisteva nella posizione che assumeva nei confronti della crescita demografica della popolazione umana: anziché seguire un ‘crescete e moltiplicatevi’, oggi sostenuto anche dalle ragioni impossibili di una espansione economica infinita, Umberto già in anni ormai lontani aveva condiviso l’allarme per quello che è tra i primi oggi, e forse il primo, dei problemi dell’umanità e della continuazione della vita sulla Terra. Dopo una vita da buon padre, molti anni aveva dedicato ad amorevole sostegno della moglie che andava perdendo la sua lucidità mentale. Lo ricordiamo come un uomo buono, un evento di questo scorrere universale che non può non lasciare eredità positive, e gli siamo grati per essergli stati amici.”