Abbiamo la buona notizia del calo degli inquinanti dovuto all’incendio di Mezzano. Scrive ARPAE: «Il quadro della situazione relativa alla qualità dell’aria è positivo». Da parte di ARPAE andrebbe però posto in rilievo che, pur a distanza di due settimane dall’inizio dell’incendio e ad una dal suo completo spegnimento, continuano ad essere presenti diossine per quanto, ovviamente, progressivamente se ne stia riducendo il quantitativo. Parallelamente ARPAE ricorda i rimedi della nonna: «la raccomandazione ai cittadini che risiedono nell’area a due chilometri da dove c’è stato l’incendio e in particolare nelle frazioni di Mezzano, Glorie, Ammonite e Borgo Masotti, di consumare frutta e verdura raccolta in questa zona solo dopo averla lavata accuratamente e sbucciata (se sbucciabile)». Non abbiamo notizie di indagini effettuate direttamente sui prodotti alimentari di origine vegetale e animale della zona interessata né di misure adottate per mettere sotto controllo i prodotti usciti da questa nell’ambito della normale commercializzazione. Eppure, come ricorda ARPAE, «il problema principale rappresentato dalle diossine prodotte da un incendio è quello della ricaduta e della deposizione su prodotti vegetali che possono entrare nella catena alimentare». Ravenna in Comune aveva richiesto che venissero adottati «con urgenza adeguati provvedimenti» ma oltre all’invito/consiglio di lavare e sbucciare l’Amministrazione non è andata. Così come non è stata formalizzata risposta alla nostra richiesta che venisse confermata la definitiva chiusura della discarica di Mezzano e di informazione sulla ridislocazione dei rifiuti ivi contenuti con presumibile presenza di diossine in quantità importanti.

Una indiretta informazione, di per sé incompleta ed ambigua, è venuta dal Sindaco di Imola il quale ha citato proprio l’incendio di Mezzano tra i motivi che hanno portato all’annuncio, assolutamente vergognoso, della riapertura della discarica “Tre Monti” che già avrebbe dovuto essere sottoposta a bonifica secondo le richieste della cittadinanza e della precedente Sindaca (5stelle ovviamente espulsa dal movimento). Una discarica ferma dal 2018 che però Hera voleva assolutamente riaprire sopraelevandola per gli evidenti vantaggi economici che le sarebbero derivati. Se questo significhi che i rifiuti di Mezzano siano destinati a Imola non è stato affermato con chiarezza ma, è stato comunque spiegato, che la capacità aggiuntiva della discarica imolese dovrebbe essere impiegata per i rifiuti dell’alluvione. Ha poco senso l’assicurazione fornita alla cittadinanza imolese dal sindaco piddino che i rifiuti dovranno essere solo quelli urbani dell’alluvione: come già Ravenna in Comune ha rivelato, infatti, la Regione ha “trasformato” in urbano ogni tipo di rifiuto purché proveniente dalle zone alluvionate (esclusi solo quelli speciali industriali) e dato mano libera ad Hera perché si scegliesse le discariche dove stoccarli. Proprio da questa decisione del resto sono intervenuti i rischi di incendio della discarica mezzanese e la grande presenza di plastiche da cui si sono originate, bruciando, le diossine.

Le ultime vicende delle discariche di Mezzano e di Imola danno per l’ennesima volta la misura della contiguità tra il PD ed Hera che più volte come Ravenna in Comune abbiamo denunciato. Si tratta di un rapporto privilegiato che nessun beneficio arreca alle comunità e tanti introiti, invece, ad Hera. Il meccanismo delle porte girevoli, poi, gratifica anche i maggiorenti del Partito Democratico. Solo da questo contesto poteva venir fuori l’assurda medaglia conferita dal Sindaco di Ravenna all’ex Presidente di Hera. Alla domanda che Ravenna in Comune ha più volte posto, retoricamente, e cioè quale sia il ritorno per la comunità dal fatto che Hera, grazie alle Amministazioni a guida PD, sia una società profittevole, la risposta non può che essere una: nessuno. Solo danni e qualche beffa.