Venerata lungo i secoli da Papi e Imperatori, l’icona della Madonna Greca è un delicato bassorilievo bizantino che, secondo la tradizione, i monaci di Porto Fuori scoprirono sulla spiaggia nel 1100, guidati da un insolito chiarore che li aveva sorpresi durante il mattutino. Nell’anno in cui Ravenna Festival raggiungerà i santuari mariani di Lourdes e Loreto per i concerti dell’Amicizia, il percorso di In templo Domini, che unisce musica e preghiera nelle chiese cittadine, non poteva non includere la Basilica di S. Maria in Porto dove si conserva quell’effige tanto cara alla comunità cristiana locale. La celebrazione di domenica 12 giugno, alle 11, sarà accompagnata dalla prima esecuzione assoluta della Missa Brevis Maria Ravennatum Protectrix, che Roberto Brisotto, maestro di cappella della Cattedrale di Trieste, ha composto per l’occasione e dedicato proprio alla Madonna Greca di Ravenna. Il Coro Ecce Novum diretto da Silvia Biasini e il Gruppo Vocale Teleion guidato da Luca Buzzavi, con Riccardo Tanesini all’organo, si cimenteranno anche nei mottetti mariani di Manolo da Rold e Giorgio Susana e nell’Alleluia di Mario Lanaro. Tutti gli appuntamenti di In templo Domini sono a ingresso libero.

Era la domenica in albis del 1100, vale a dire la prima domenica dopo la Pasqua, quando i monaci scoprirono l’icona. Il bassorilievo su marmo pario, che rappresenta la Madonna in preghiera con le braccia alzate, fu indiscutibilmente realizzato in qualche officina sulle rive del Bosforo. Ed è certo che sin dal XII secolo nei dintorni di Ravenna esisteva una chiesa dedicato a Maria; la ricorda, secondo molti commentatori, anche Dante – “Nostra Donna in sul lito Adriano” (Par. XXI, v. 123). Nel 1631 l’icona fu collocata nella nuova Basilica di Santa Maria in Porto, voluta dai monaci portuensi e da Papa Giulio II; sulla pietra di fondazione fu inciso il nome della Madonna Greca, protettrice di Ravenna.

La dedica mariana della liturgia di questa domenica si sviluppa attraverso la maestria di compositori veneti viventi, dimostrando quanto la coralità veneta contemporanea sia attenta e abile nel realizzare un efficace connubio fra retorica testuale e arte musicale. Il programma alterna polifonie e omoritmie, sia a cappella che in dialogo con l’organo che a tratti diventa strumento solista, ed è intessuto di un continuo gioco di rimandi alla tradizione. Questi includono citazioni dalle più note antifone mariane, ma i brani si distinguono anche per un uso sapiente dei contrasti ritmici e armonici – una vera sintesi e attualizzazione della storia della musica corale.

Il Coro Ecce Novum nasce nel 2009 come coro Accademia MusiCaesena raccogliendo artisti da Ravenna, Riccione, Faenza e Cesena e nel 2018 cambia il nome in Ecce Novum. Il Coro è orientato prevalentemente verso la musica sacra – dal periodo rinascimentale e barocco al periodo classico e ai compositori contemporanei – e da dieci anni è promotore del festival corale “Suoni e Colori”, divenuto terreno fertile anche per collaborazioni e scambi con altre realtà. Per Ravenna Festival ha eseguito la Missa dolorosa di Antonio Caldara nel 2019 e, in prima assoluta, l’oratorio Eunoè di Stefano Dalfovo nell’ambito delle celebrazioni per il settecentenario della morte di Dante.