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Il Piano regionale di gestione dei rifiuti e per la bonifica delle aree inquinate 2022-2027 è stato discusso in commissione Territorio, ambiente e mobilitàIl Piano prevede due novità: le bonifiche dei siti inquinati e il trattamento dei rifiuti da costruzione e demolizione. L’assessore all’Ambiente ha illustrato il Piano in relazione ai rifiuti urbani e alle osservazioni arrivate dopo la presentazione da parte della giunta. Dopo i rifiuti urbani, ha spiegato il presidente della commissione, si discuterà dei rifiuti speciali (il 17 giugno), del piano delle bonifiche (il 22), mentre il 29 giugno si terrà la discussione e la votazione degli emendamenti. Al termine, il Piano approderà in Assemblea, a luglio, quando è prevista la discussione e l’approvazione.

Fra i principali punti del Piano, spiccano le percentuali di rifiuti urbani e speciali da trattare, la raccolta differenziata, la tariffazione puntuale, l’impiantistica, i finanziamenti previsti. I fondi per la Regione ammontano a 49 milioni per promuovere l’economia circolare e a oltre 32 milioni per la bonifica di siti inquinati e risorse destinate dal Pnrr alla gestione del ciclo dei rifiuti e all’impiantistica (soldi ancora da assegnare da parte del ministero per la Transizione ecologica).

La titolare dell’Ambiente ha ribadito, per i rifiuti urbani, che “l’obiettivo principale resta la differenziata all’80%, da mantenere anche per il 2026 e il 2027, anche perché tutti gli obiettivi del Piano sono agganciati all’80%. L’Emilia-Romagna è già al 72%, in linea con la Lombardia, e sono le prime regioni in Italia. È poi previsto il 67% per la montagna, l’84% per la pianura e il 79% per la costa”. Il rifiuto urbano pro capite non inviato al riciclaggio è di 120 kg l’anno per ogni abitante al 2027; la preparazione per riutilizzo e riciclaggio prevede il 66% al 2027.

Se non si adotta il Piano, la produzione aumenta, ma “se adottiamo il Piano è previsto un calo dei rifiuti di 166mila tonnellate”. Dalle osservazioni, alcune associazioni ambientalistiche propongo di aumentare la quota all’83% e altre al 90%. Ma molti Comuni affermano che è già difficile raggiungere l’80%. E problemi – sempre per le amministrazioni locali – ci saranno anche per l’obiettivo previsto dallo scenario che indica in 120 kg pro capite la produzione di rifiuti urbani al 2027. Alcuni propongono la riduzione a 105 kg o a 55 kg, “ma questo è sproporzionato” ha detto l’assessora.

Per il riciclaggio, si stima una riduzione dal 17% al 13%. L’obiettivo era il 70% dell’indice di riciclaggio, ma il metodo del calcolo è nuovo e la stima ora è al 59%, quando la Ue indica 55% al 2025, al 60% nel 2030 e al 65% nel 2035. “L’indice regionale -aveva sottolineato l’assessora- è superiore a quello europeo, che oltrepasseremo già al 2027”.

Flussi dei rifiuti e impiantistica: il Piano nazionale rifiuti prevede l’eliminazione di Tm (trattamento meccanico) e Tmb (trattamento meccanico-biologico). Nel 2027 ci saranno solo due impianti meccanici: Parma e Carpi (Modena). Gli impianti di termovalorizzazione, al 2027, saranno Piacenza, Parma, Modena, Granarolo, Ferrara, Forlì e Coriano. Alcune associazioni chiedono un pre trattamento, dopo la differenziata, prima dell’incenerimento, “ma è antieconomico, non serve per il recupero energetico della materia e non è coerente con Piano nazionale rifiuti” afferma l’assessora.

Discariche. La Regione non prevede più discariche. Nel 2020 erano a Novellara, Carpi, Gaggio Montano, Ravenna e Imola. Nel 2027, ce ne sarà solo una a Finale Emilia, “che è autorizzata da tempo, ma non è operativa, è congelata (c’è un procedimento giudiziario)”.

Flussi previsti negli impianti (2022-2027): c’è la necessità di mantenere gli impianti con obiettivi definiti (raccolta differenziata, tariffa puntuale, riciclaggio al 66%). Ad esempio, Piacenza riceve rifiuti solo da Piacenza: nel 2022 sono 101mila tonnellate (nel 2027, previsione di 90mila e una differenziata oggi al 71%); Parma gestisce 106mila tonnellate (43mila da Parma e 63mila da Reggio Emilia) di cui, dopo il trattamento, 88mila vanno al termovalorizzatore. All’impianto di Carpi (biostabilizzatore) vanno 16mila tonnellate a cui si aggiungeranno altre tonnellate da Borogotaro (che chiuderà nel 2025).

Modena accoglie, nel 2022, in totale 190mila tonnellate. A Bologna arrivano i rifiuti della Città metropolitana, dal TM di Gaggio Montano (chiude nel 23), parte dei rifiuti che poi vanno all’impianto di Imola e 20mila tonnellate da Ravenna. Forlì riceve 84mila tonnellate da Ravenna, 34mila da Forlì e 25mila che vanno invece a Rimini. Il termovalorizzatore di Forlì non riesce a raccogliere parte della Romagna (in parte se ne fa carico Imola). A Rimini vanno rifiuti di Rimini e Forlì-Cesena.

Nel 2027, si prevede che Bologna non riceverà più i rifiuti da Ravenna, Parma passerà da 43mila tonnellate a 47mila, Ravenna da 84mila a 81mila (ma la riduzione complessiva sarà di 30mila perché parte sarà dirottata su Rimini). “Alla luce degli indici di miglioramento -ha ricordato l’assessora- dalle stime emergono impianti che continueranno a non essere autosufficienti per i loro distretti. Legambiente, tra le osservazioni, chiede di chiudere 4 inceneritori e Rete emergenza ambiente altri 5. Richieste che non sono esaustive perché i chili pro capite dei rifiuti da 2002 a 2020 sono pressoché stabili (645 kg nel 2022, ma nel 2002 erano 644)”.

Fabbisogno del trattamento al 2027. I rifiuti urbani indifferenziati che andranno ai termovalorizzatori sono stimati i 624mila tonnellate e gli scarti dalla raccolta differenziati ammontano a 333mila. In totale i rifiuti urbani da trattare saranno 967mila tonnellate. Il fabbisogno totale dei rifiuti speciali a smaltimento e recupero energetico, al 2027, è di 725mila tonnellate. Ma va considerato che c’è la disponibilità per termovalorizzazione e incenerimento di 1,2 milioni di tonnellate.

Produzione di energia elettrica. La produzione di elettricità da Wte (rifiuti che producono energia) in regione nel 2020 è stata di 695mila Mvh. La componente rinnovabile fornisce 375mila Mwh. Il Wte oggi ha una potenza di 758 Megawatt, “ma se togliamo i termovalorizzatori avremmo necessità di 2mila ettari di fotovoltaico. E lo stesso vale per il teleriscaldamento: si producono 314mila Mwh, ma se si usassero caldaie sostitutive ne servirebbero 52mila, per 150mila abitanti”.

Qualità dell’aria. I termovalorizzatori producono energia e riscaldamento. Un’analisi di Arpae sugli agenti che peggiorano la qualità dell’ariaha evidenziato che, per esempio a Forlì, in tre anni non ci sono stati superamenti delle Pm10. Paradossalmente, nel 2021, a Reggio Emilia, dove non c’è un impianto, ci sono stati sforamenti di Pm10.

Tariffa puntuale: “È una scelta del Piano. Era previsto che i Comuni ci arrivassero nel 2020 (oggi sono solo 90)”. Fra le osservazioni, ci sono quelle che si è in ritardo e che si dovrà realizzare entro il 2024, ma sarà difficile. Le principali criticità riguardano la montagna, con una bassa raccolta differenziata (obiettivo 67% riciclaggio). “Per la tariffazione puntuale -ha spiegato l’assessora- si chiede un modello unico regionale. Stiamo lavorando con Anci e Atersir a un nuovo regolamento regionale, apprezzato dai Comuni, da varare entro l’anno”. Per il Fondo d’ambito, che prevede incentivi per chi fa la tariffa puntuale, è stata accolta la proposta di Confindustria: i Comuni che non la raggiungeranno non accederanno ai fondi Fesr, “è una scelta forte”.

Ha poi preso la parola il relatore di maggioranza Pd (assente quello di minoranza della Lega) per il quale “è importante il livello di dettaglio utilizzato per un atto di programmazione di straordinaria importanza come è il piano rifiuti, testimoniato anche da un piano in lavorazione da circa un anno che ha saputo coinvolgere un elevato numero di soggetti del settore politico, produttivo e del mondo ecologista”. Per il Pd è quindi evidente il salto qualitativo messo in atto con questo documento di programmazione rispetto alle azioni del passato.

Per la Lega, sono diversi i passaggi che hanno suscitato dubbi o criticità sul fatto che il piano possa raggiungere gli obiettivi indicati. I dubbi aumentano, poi, “quando si ragiona sull’impiantistica, soprattutto considerando il fatto che non esiste una reale autonomia nel merito, soprattutto in alcune zone specifiche della nostra Regione”. Decisa poi la critica sul “ricatto” che viene effettuato ai danni delle amministrazioni locali che non passano alla tariffazione puntuale e alle quali non verrebbe concesso l’efficientamento energetico dei propri immobili. Ulteriori critiche, infine, sia sulle richieste generiche di diminuzione del packaging “che può essere attuata solo con specifiche previsioni legislative nazionali e locali”, sul tema del compostaggio di comunità che “deve essere adeguatamente previsto, normato e incentivato, soprattutto nei territori montani” e sul futuro del termovalorizzatore di Forlì che continua a smaltire un tonnellaggio importante di rifiuti nonostante sul territorio il dato della raccolta differenziata sia oltre l’83%.

Anche il M5s è particolarmente critico sul rapporto tariffazione puntuale-efficientamento energetico delle amministrazioni locali: “Questa forma di ricatto è assolutamente sbagliata perché dovremmo concentrarci nel far sì che i comuni affrettino e vengano facilitati nell’efficientamento energetico che è e rimane una strada prioritaria per la transizione energetica e ambientale”.

Europa Verde, infine, ha espresso specifici dubbi sui dati su cui si basa il piano rifiuti per i prossimi anni. “Nel Piano appena prospettato si parla di aumento dei rifiuti basati su un avanzamento del Pil dell’11 per cento, mentre le stime economiche più attendibili ci avvertono dell’arrivo di un preoccupante periodo di stagflazione in tutto il continente europeo”. Per Europa Verde, poi, è “assolutamente necessario il lavoro della Commissione anche nel futuro per analizzare eventuali scostamenti dai numeri illustrati ora, così come non sarebbe male un ulteriore coinvolgimento di quanti più soggetti del mondo ecologista”.

Al termine, l’assessora ha replicato alle posizioni dei consiglieri. “Il Piano ha un approccio all’economia circolare -ha affermato- e ha risorse che provengono dalla Regione e dal Pnrr. L’emendamento di Confindustria è un pungolo, è un’ipotesi. Questo Piano deve avere effetti anche sugli altri Piani. I termovalorizzatori sono a recupero energetico e occorre prevedere come sostituirli se vengono meno. Quello di Forlì è un impianto di bacino e serve Forlì, Cesena e Ravenna (dove verrà spento). Con un termovalorizzatore solo ci saranno meno camion che trasportano rifiuti e si riduce l’impatto ambientale”.