Nella ricorrenza dell’8 marzo, Giornata internazionale della donna, in apertura dei lavori dell’Aula la presidente dell’Assemblea legislativa Emma Petitti ha ricordato la grave situazione che si sta consumando in Ucraina. Ricordando che l’Emilia-Romagna è sempre stata una terra solidale, Petitti ha invitato tutte e tutti a fare la propria parte offrendo aiuto a chi fugge dalla guerra.

Questo il discorso integrale:

“Nella Giornata internazionale che celebra la donna e i suoi diritti, la grave situazione che si sta drammaticamente consumando in Ucraina mi impone di aprire i lavori dell’Aula con alcune considerazioni.

Perché questo 8 marzo è qualcosa di più di una ricorrenza, è molto di più di un’occasione per fare il punto sulle conquiste fatte e su quelle per cui le donne devono ancora lottare.

Questo 8 marzo è un momento per riflettere, ma soprattutto ci chiede di agire. È il tempo di tendere la mano a quelle donne, a quelle madri, a quelle sorelle che, assieme ai loro figli, rischiano di perdere tutto: la casa, un lavoro, la democrazia. La libertà. La vita. La guerra in Ucraina riguarda tutte e tutti e non ci può lasciare indifferenti.

L’Emilia-Romagna sta facendo la sua parte, offrendo ospitalità ai tanti cittadini ucraini che in queste ore stanno lasciando il proprio Paese: a oggi sono oltre un migliaio i profughi accolti nella nostra Regione, soprattutto donne e bambini. Perché la nostra è sempre stata una terra solidale, una terra che accoglie. E anche questa volta non ci stiamo tirando indietro.

La reazione a questa guerra è stata forte, lo vedo dalla gente che incontro, dalle centinaia e centinaia di iniziative di solidarietà e accoglienza che si stanno sviluppando in tutta la Regione.

Questi 2 anni di pandemia, tra tanto dolore, ci hanno lasciato un insegnamento fondamentale: ci hanno ricordato che nessuno si salva da solo. E se ne stiamo uscendo è perché in tanti hanno conservato senso di responsabilità e rispetto per il prossimo, e hanno capito che non bisogna voltarsi dall’altra parte di fronte alle richieste di aiuto. La tanta solidarietà di questi giorni, come dicevo, ne è la prova.

Facciamo tesoro di questo insegnamento: perché oggi, in questi giorni di guerra, è il momento per riaffermare quei valori, dimostrare che siamo popolo, che siamo comunità. Che abbiamo bisogno di unirci e riscoprirci solidali.

Non possiamo assistere inermi alla tragedia che si sta consumando in Ucraina e che rappresenta la più grave negazione degli ideali su cui si basa la Carta dei diritti fondamentali dell’uomo: i valori universali di dignità umana, di uguaglianza, di solidarietà, valori che hanno costruito uno spazio di sicurezza e giustizia per i cittadini basata sulla democrazia e sullo stato di diritto. E anche sulla libertà d’informazione, proprio quella che viene negata in Russia in queste ore.

Eppure, attraverso quei media che ancora riescono a raccontare una guerra che mai avremmo pensato potesse davvero scoppiare, ci arrivano immagini di profonda disperazione, ma anche di dignità e di coraggio.

E proprio ai tanti manifestanti russi che vengono arrestati per esprimere pacificamente e liberamente il loro NO ALLA GUERRA e SI’ ALLA PACE, possiamo esprimere la nostra solidarietà e vicinanza.

Di fronte a questo dolore, oggi, in questo 8 marzo così speciale, così unico, credo ancora con più fermezza che l’impegno delle donne nelle Istituzioni, nella vita civile, nella politica, sia soprattutto portatore di un messaggio di pace.

Lo sentiamo dalle loro voci, ogni giorno, da quelle madri, sorelle e figlie ucraine che condannano la guerra, e lanciano continuamente messaggi di pace. Che parlano di libertà e di solidarietà. E che ci chiedono aiuto, mentre, faticosamente, si muovono anche verso il nostro Paese.

Quest’anno, nel centenario della Giornata della donna in Italia, la democrazia ha bisogno più che mai dell’impegno di pace delle donne.

Anche di quelle migliaia di donne ucraine che vivono e lavorano da tempo nella nostra Regione. Donne che hanno fatto anni di sacrifici per mettere da parte risparmi da destinare a figli e nipoti per dar loro una prospettiva di futuro. Donne che oggi pregano per la pace e i loro famigliari in guerra, donne che piangono e che hanno paura.

Per questo, in questo 8 marzo 2022, dobbiamo dare valore e aprire sempre più spazi alla lunga lotta di tutte le donne per uguali diritti e opportunità, per la parità nella vita culturale e politica, nel lavoro, dove ancora sono tante e troppe le discriminazioni e le ingiustizie, i pregiudizi. Un lavoro, come in casa, dove ancora trovano spazio violenze e abusi.

Per tutte è ancora lontana la piena realizzazione dei principi dettati dall’articolo 3 della nostra Costituzione, a causa di quegli odiosi retaggi che frustrano il compito costituzionale della Repubblica per, e cito testualmente, “rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana“. Un impegno continuo che ha riguardato, e riguarderà sempre, anche la nostra Assemblea legislativa. Una strada già scritta con legge quadro regionale sulla parità (la legge 6)  anche sul nostro Statuto regionale.

L’auspicio, ovviamente, è quello che questa guerra folle e insensata, possa cessare al più presto per lasciare spazio ai negoziati, alla diplomazia, per dare l’avvio a quel processo di pacificazione che tutte e tutti ci auguriamo.

Per un otto marzo davvero di pace”.